Infiltrazioni della criminalità nelle imprese crotonesi, i fattori di rischio
Quali sono i fattori di rischio che facilitano l’infiltrazione della criminalità organizzata nelle aziende attive in provincia di Crotone? Quali le vulnerabilità di contesto? Quali gli indicatori di anomalia nell’assetto proprietario e nella situazione economica-finanziaria delle imprese crotonesi?
Per rispondere a queste domande Crime&tech, spin-off di Università Cattolica-Transcrime, ha realizzato, su invito della Camera di Commercio locale, il progetto Monitor-Monitoraggio dell’economia locale per prevenire l’infiltrazione della criminalità organizzata.
Presentato oggi in occasione della conferenza “#RestartSud - Impresa possibile”, Monitor ha fornito alcuni strumenti per identificare le aree e i settori economici più esposti all’infiltrazione delle organizzazioni criminali.
“Si tratta di un’analisi innovativa che combina dati camerali, statistiche della criminalità, dati socio-economici e altri indicatori di rischio” suggerisce Michele Riccardi, uno dei curatori dello studio. L’obiettivo è stato individuare le situazioni di anomalia a livello di contesto, di governance aziendale, di assetto proprietario e a livello contabile per prevenire l’infiltrazione e condurre indagini più efficaci. E il monitoraggio potrebbe anche essere allargato ad altre province italiane.
Tra i fattori di rischio, nella provincia pitagorica, lo studio segnala la presenza di cosche con una forte capacità di inserimento nel tessuto amministrativo ed economico, anche fuori dalla regione di origine (soprattutto in Lombardia ed Emilia-Romagna) e all’estero (es. Svizzera e Germania); le opportunità offerte da settori di tradizionale infiltrazione (ad esempio costruzioni, appalti pubblici, trasporti) e da nuovi settori di sfruttamento economico, come l’eolico, i settori collegati (per esempio studi di architettura, di ingegneria, e di supporto alle imprese), giochi e scommesse e l’accoglienza dei migranti; alcune vulnerabilità di contesto strutturali, tra cui l’intensità nell’uso del contante, anche favorito dal basso numero di apparecchiature POS tra le imprese (ne hanno una il 10,2% del totale, contro il 21,6% a livello italiano), gli alti livelli di economia sommersa, di evasione fiscale e di irregolarità lavorativa; alcune vulnerabilità a livello di governance, come l’alto numero di amministratori e soci di età a rischio e di amministratori e soci donna (che potrebbero nascondere prestanomi) e il peso delle partecipazioni di soggetti provenienti da paesi a rischio riciclaggio, il più alto tra le province calabresi.
Tra i settori più a rischio dell’economia provinciale il rapporto Monitor segnala le costruzioni, i trasporti, la fornitura di energia elettrica, soprattutto da fonti rinnovabili, gli studi professionali e, appunto, le sale da gioco e scommesse (cresciute, dal 2009, del 500%, cinque volte la crescita nazionale).
“Con il progetto Monitor – dichiara Ernesto Savona, presidente di Crime&tech e direttore di Transcrime – abbiamo fatto da tramite tra il mondo della ricerca e i bisogni del sistema camerale, delle imprese e della pubblica amministrazione. Questo è lo scopo del nostro spin-off: trasferire le ricerche di Transcrime in strumenti e indicatori utili a livello operativo, ad esempio per l’antiriciclaggio o l’anticorruzione”.