A Gioia convegno sulle ragioni del si al referendum costituzionale
Si è svolto nel primo pomeriggio di ieri presso Palazzo Baldari sito in Gioia Tauro, il convegno sulle ragioni del si al referendum costituzionale promosso dal locale Laboratorio Democratico della Piana.
"L’iniziativa - si legge in una nota di Labdem della Piana - è stata presieduta dai relatori Salvo Andò, Presidente Nazionale Labdem e Francesco Lo Giudice Responsabile Cultura ANCI Giovani Calabria, dopo i saluti del Sindaco Giuseppe Pedà e del coordinatore provinciale Renzo Zannino, Carmen Moliterno coordinatrice locale ha introdotto il tema entrando nel vivo del dibattito-confronto con una sala partecipata oltre che da compagni ed “addetti ai lavori” anche da tanti giovani che si stanno avvicinando alla politica attiva e si rispecchiano nei valori della Sinistra più riformista.
Il Presidente Andò, nel fare un excursus storico-politico sulla formazione della Carta Costituzionale e dalle ragioni – dell’epoca - (fresco era il ricordo del ventennio fascista) che hanno fatto optare per il bicameralismo perfetto proprio per limitare il potere dell’esecutivo a favore del legislativo, ha evidenziato, dati alla mano, come la durata media nella storia dei governi repubblicani è di appena poco più di un anno, questo per sottolineare la necessità di maggiore stabilità politica che necessita al paese in un contesto socio-economico mutato dove bisogna risultare credibili e solidi in Europa, semplificando per accelerare l’iter delle riforme di cui il paese ha bisogno, attraverso un bicameralismo non paritario cosi come avviene nelle maggiori democrazie europee, come ad esempio quella tedesca che vede nei deputati dei “land” - l’omologo delle nostre regioni- essere rappresentanti delle autonomie locali nella cosi detta camera bassa l’equivalente “senato delle autonomie” di cui tanto si sente parlare.
Sempre partendo dalla costituzione, seguiva l’analisi del Lo Giudice il quale nello sfatare alcuni tam-tam populistici del fronte del no che impazzano anche sul web, ricorda come tale riforma avesse avuto vecchi promotori e risultava presente già nel Programma del Governo Prodi, evidenziava che non si corre alcun rischio di deriva autoritaria in quanto la prima parte della carta, diritti, doveri e principi non viene toccata ma – ricollegandosi a quanto detto da Andò – “ l’instabilità e la precarietà politica che ci porta a votare quasi ogni anno per cambiare è per colpa del motore! è la macchina che non va! non i piloti ne i meccanici”… proprio per questo la riforma del Titolo Quinto oggetto del quesito referendario vuole porre rimedio alla crescente confusione normativo - legislativa e i danni conseguen,ti per non vedere più il paradosso di un Ministero alla Semplificazione (sotto governo Berlusconi) rappresentazione plastica di questo ingessamento”.
Seguivano brevi interventi dal pubblico, sia sulle posizioni del Si che del no;
Concludeva Pittella, salutando i presenti ed il Coordinatore Regionale Cesare Loizzo (assente per motivi familiari) ponendo l’accento sul quesito referendario ossia sui vantaggi della riforma: tagli ai costi della politica – Il numero dei senatori viene ridotto da 315 a 100 membri, i quali saranno eletti dai Consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci delle Città Metropolitane; la riforma porta inoltre alla rimozione dalla Carta dei riferimenti alle province, l'abolizione del CNEL e la soppressione dell'elenco delle materie di legislazione concorrente fra Stato e Regioni, su questo ultimo punto evidenziando come Sanità, il Turismo e le politiche energetiche, abbiano bisogno di una gestione centralizzata “ sono degli asset fondamentali per la crescita del paese e la competizione nei mercati internazionali ….” Argomentando sul bisogno di maggiore efficienza nell’impiego delle risorse a favore di queste politiche spesso mal gestite dalle regioni, che operando per conto proprio non riescono ad esempio a promuovere adeguatamente i territori a livello turistico".