Upi, 12 milioni alle province calabresi per evitare il default
Ammontano a quasi dodici milioni di euro le risorse che l’Upi Calabria è riuscita ad ottenere grazie al duro confronto con il Governo, scongiurando il rischio default delle Province prospettato nei mesi scorsi.
Una intensa attività di concertazione al tavolo del ministero, quella condotta dal presidente della Provincia di Catanzaro, ai vertici di Upi Calabria, Enzo Bruno, che permetterà agli Enti intermedi di Catanzaro, Cosenza e Crotone di chiudere i bilanci e continuare a garantire al territorio i servizi, senza tralasciare le esigenze di Vibo purtroppo già in dissesto.
È quanto ha spiegato lo stesso Bruno, affiancato dal direttore di Ragioneria Pino Canino, nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina nella Sala Giunta.
“Grazie anche alla collaborazione dei prefetti, ed in particolare del prefetto di Catanzaro Latella, che ringrazio, - ha esordito Bruno - riusciremo ad approvare i bilanci entro la fine di ottobre, scongiurando i disagi che avrebbe creato un commissariamento, determinato dallo slittamento dei termini per l’approvazione previsti per la fine di luglio”.
“Del resto – ha proseguito – ricordate la preoccupazione che abbiamo espresso in occasione dei preannunciati tagli di 55 milioni di euro previsti a causa del decreto enti locali che se fossero stati confermati avrebbero fatto precipitare le Province in una condizione di autentico dramma”.
“Nello specifico – spiega ancora il presidente dell’Upi - alle tre Province saranno destinati fondi per la manutenzione della rete viaria ex Anas e per le funzioni fondamentali”.
A Catanzaro andranno oltre 4 milioni e 750 mila euro ed a Cosenza più di 4 milioni e 912 mila euro, mentre Crotone otterrà 2 milioni e 789 mila euro. Ottenuto oltre un milione di euro anche per Vibo che, essendo in dissesto, non avrebbe potuto ricevere risorse.
Il presidente della Provincia di Catanzaro ha ricordato, ancora un volta, che l’applicazione della riforma Delrio nell’ambito della riforma costituzionale, al vaglio degli italiani nel referendum del 4 dicembre, fa vivere agli Enti intermedi una fase di transizione che rischia di lasciare il territorio e i dipendenti delle Province in grandi difficoltà.
La Delrio (la n. 56 del 2014) ha modificato profondamente l’assetto istituzionale delle Province. In questo nuovo e complesso contesto istituzionale e finanziario, ricorda ancora Bruno, “siamo stati capaci di garantire ai cittadini l’erogazione sia dei servizi fondamentali nelle quattro funzioni di nostra competenza (viabilità, edilizia scolastica, ambiente e trasporti) che delle funzioni residuali e contemporaneamente, per i dipendenti ha confermato i livelli occupazionali, e garantendo non solo il pagamento degli stipendi ma anche il salario accessorio, anche ai dipendenti impiegati in servizi non più di competenza delle Province. Senza dimenticare che abbiamo rispettato il Patto di Stabilità, siamo state tra le prime in Italia ad approvare il nuovo Statuto all’unanimità”.
“Proprio questo ruolo di Provincia virtuosa – ha sottolineato inoltre il presidente - ci ha permesso di essere interlocutore credibile al tavolo romano in rappresentanza di tutti gli Enti calabresi”.
Bruno ha avuto modo anche di soffermarsi sul contenuto del referendum costituzionale. “Se vincesse il Sì verrebbe cancellata la parola ‘Provincia’ dalla Costituzione, ma non l’Ente intermedio che rimarrebbe come Area vasta, e quindi con le quattro funzioni residuali: Viabilità, Edilizia scolastica, Ambiente e Trasporti. Del resto – spiega Bruno – ho sempre ritenuto, e ribadisco, che un Ente intermedio che faccia da anello di congiunzione tra Regione e Comune in modo che non venga spezzata la catena della sussidiarietà”.
Molta confusione gestionale sarebbe conseguente alla gestione delle funzioni residuali, e alle strutture afferenti, come Parchi, impianti sportivi e reti museali. Come accade per la competenza sul trasporto disabili che è stata trasferita dalla Provincia alla Regione ma che “il nostro Ente, con un apposito decreto regionale – ha ribadito Bruno - sarebbe disposto a gestire come è stato fino allo scorso anno e con adeguate risorse, nell’interesse di quella delicatissima fascia di utenti rappresentata dai diversamente abili”.
“Siamo pronti – ha aggiunto - ad essere delegati all’esercizio di questa funzione esattamente come abbiamo fatto per la gestione degli impianti sportivi a cui siamo stati delegati venerdì scorso dopo una serie di tavoli tecnici. Comunque sia, resta la necessità di definire criteri operativi e modalità applicative delle competenze e delle funzioni fondamentali e non fondamentali delle nuove Aree Vaste alla luce della legge Delrio e della legge regionale 14/2015, proprio per avviare quello che il presidente dell’Upi ha definito “nuovo regionalismo”, con una regionale che stabilisca prima di tutto quante Aree vaste costituire, come perimetrarle”.