Editoria: presentazione de “Brandelli d’Italia” edito da Rubbettino
PRESENTAZIONE DEL VOLUME
BRANDELLI D'ITALIA
150 anni di conflitti Nord-Sud
di Romano Bracalini
Lunedì 15 novembre, ore 17,30
Libreria Enoarcano - via delle Paste, 106 – Roma
ne discutono con l’autore
Luigi Compagna, Raffaele Volpi, Clemente Mastella
introduce
Carlo Lottieri
Nell’imminenza delle celebrazioni del centocinquantenario dell’unità esce da Rubbettino il nuovo libro di Romano Bracalini; libro che in uno stile secco e irriverente copre un secolo e mezzo di storia (dal 1861 ai nostri giorni), ed è incentrato sul conflitto Nord-Sud, palesatosi, quasi subito, all’indomani dell’unificazione. La narrazione prende le mosse dalla “guerra al brigantaggio” e dal trauma provocato nelle popolazioni del Mezzogiorno alle quali, poi, venne imposto di pagare la quota più alta del debito pubblico assommato dagli stati preunitari,e lo si giustificò come un anticipo sulle spese delle opere pubbliche che i governi borbonici avevano tralasciato di fare. Così ai meridionali, che avevano subito l’occupazione “piemontese” e le distruzioni che ne erano derivare, parve di dover pagare di p iù (più dello stesso Piemonte, lo stato più indebitato) per l’onore di essere stati presi a fucilate. Per anni il dissidio si concentrò sul quesito piuttosto meschino su “chi pagava di meno e chi pagava di più”. Il sentimento di patria non riempiva la pancia. Il divario non era solo economico ma culturale e di costume. Mafia e camorra erano infiltrate in tutte le amministrazioni pubbliche; e questa volta furono i settentrionali a subire un trauma quando i primi studi rivelarono la dimensione del problema. Le cifre erano spietate. Appena un trentennio dopo l’unità spinte secessioniste venivano dal Nord e dal Sud.(Edoardo Scarfoglio, direttore del “Mattino”, crispino e africanista, giunse a minacciare la guerra tra le regioni del Nord e le regioni del Sud). Destra e sinistra erano formule vuote. Non è cambiato nulla. Il fascismo nel Mezzogiorno non si comportò diversamente dai governi precedent i. Tentarono di rimediare i governi centristi del secondo dopoguerra. De Gasperi dichiarò che il Sud, trascurato da tutti i governi, meritava una “nuova politica di risarcimenti”. Ma la Cassa del Mezzogiorno si trasformò in un gigantesco Ente di beneficenza (e dei risultati si dà minutamente conto). L’errore di fondo fu che in un sistema liberal-capitalistico l’industrializzazione non la fa lo stato. Quella che fa lo Stato, per semplice assistenzialismo, non funziona e infatti al Sud non ha funzionato. Anche la delocalizzazione dell’industria privata (mancando al Sud le condizioni ambientali e sociali) è risultata fallimentare. Sicchè, a conti fatti, si capisce che il peggior nemico del Mezzogiorno è il Mezzogiorno medesimo (o meglio la sua classe politica che non cambia). Un vicolo cieco da cui non si esce. E intanto, in un secolo e mezzo, il distacco è aumentato. Che ci sarà da festeggiare? Romano Bracalini è autore per la Rai di servizi speciali e documentari storici. Studioso di storia italiana dell’Ottocento e del Novecento si è dedicato sistematicamente alla riconsiderazione critica del “mito” risorgimentale. Ha fatto parte dell’Istituto lombardo per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo. Giornalista e inviato, è stato vicedirettore dell’edizione milanese del Tg3. Ha collaborato a “Il Mattino”. “Il Giorno”, Il Giornale”, “Il Sole 24 Ore”, “Libero”. È autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo: Paisà (Mondadori 2008), Otto milioni di biciclette (Mondadori 2 007) Mazzini (Mondadori 1993), La regina Margherita (Rizzoli 1983).