“In nome della legge: un caso di malagiustizia”, si presenta il libro di Funaro
Ernesto Funaro è un personaggio noto a Cosenza ed in Calabria: già sindaco di Campana, il suo comune, è stato più volte consigliere regionale ed assessore, ricoprendo incarichi importanti anche in sede europea. Da sempre attento alle programmazioni comunitarie, ha pubblicato numerosi saggi sulla politica di coesione dell’Unione Europea ed è stato docente a contratto di Politiche comunitarie all’Università degli studi della Calabria.
Con il volume “In nome della legge: un caso di malagiustizia”, edito da Progetto 2000, racconta in presa diretta un caso emblematico di malagiustizia: quello del “Melograno Village”, dove: "incompetenza, scorrettezza, superficialità e forse disonestà", scrive, hanno fortemente condizionato il cammino per l’accertamento della verità.
Per parlare del libro, e naturalmente di tutta la vicenda narrata, l’Universitas Vivariensis ha organizzato la presentazione a Cosenza, nel salone dell’Associazione industriale, martedì 8 novembre, con inizio alle 17.
Sono stati chiamati a parlare: il presidente regionale degli industriali calabresi Natale Mazzuca, i giornalisti Santi Trimboli e Massimo Clausi, e Rosario Chiriano, già parlamentare nazionale e già presidente del Consiglio regionale della Calabria. Naturalmente sarà presente sia l’autore, che l’editore Demetrio Guzzardi.
Particolarmente significativo l’incipit della nota di presentazione del libro a firma di Chiriano: "Questo libro di Ernesto Funaro non si limita ad essere uno strumento di informazione, esso avvia un dialogo sostanziato di passione e di fermezza: offre al lettore una comunicazione di emozioni e di sentimenti che animano una persona retta, che non si fa travolgere dagli eventi, ma si impegna, con tutte le sue forze, per conseguire l’affermazione della verità. Lo scritto è un messaggio di rigore, è un invito a costruire una riflessione sulla Giustizia, nell’intento di rendere partecipi tutti di un’esperienza personalmente vissuta. Vi è una tensione di fondo che lo ispira ed è l’attenzione costante alla sua stessa persona: come uomo, genitore, cittadino che si anima di una fede nella Giustizia. Si coglie un impegno personale ammirevole, pacato, fermo, pure quando riferisce momenti delicati sofferti, fiducioso che il decidere definitivo del giudizio sarebbe stato imposto dalla logica dei comportamenti da lui tenuti: di tanto si è alimentata la speranza che lo ha retto nelle ore tristi, mentre rileva che nel suo coinvolgimento era stata alquanto frettolosa, l’accusa. Quanto è eloquente la sua fermezza davanti alla Corte nel rigettare la prescrizione e chiedere di essere giudicato! La speranza, nel giusto, l’alimentano quei valori etici di cui egli si nutre. In una pagina del libro è impresso un pensiero di Sant’Agostino, il santo pensatore più immerso nel mistero divino, che esalta il coraggio su cui poggia la forza interiore dell’uomo, quando si protende con vigore nello sdegno per mutare la “realtà delle cose” ingiuste".