Piano Versace: Ance Vibo è possibile edificare
La paralisi che ormai da quasi due anni sta vivendo il comparto edile privato conseguentemente al "blocco del rilascio delle autorizzazioni per qualsiasi intervento edilizio" da parte dell'Amministrazione comunale di Vibo Valentia, sta avendo effetti disastrosi in termini economici e produttivi, non solo per il settore edile ma anche per altri comparti ad esso satellitari. Il Piano Casa della Regione Calabria, approvato con Legge Regionale 11 agosto 2010, n° 21 e finalizzato al rilancio dell’economia mediante misure straordinarie a sostegno dell’attività edilizia e al miglioramento della qualità del patrimonio esistente, potrebbe offrire una boccata d’ossigeno al comparto in crisi: un’occasione imperdibile che può rappresentare la giusta chiave di volta. Ma a quanto pare, secondo l’Amministrazione comunale di Vibo Valentia, anche per il Piano Casa resta da sciogliere il nodo sull’interpretazione del Piano Versace e delle ordinanze post-alluvione 2006. Nessun nodo però ritiene sia da sciogliere la categoria dei costruttori vibonesi né con riguardo al Piano Casa, né con riguardo all’interpretazione del Piano Versace e delle ordinanze del Commissario Delegato. In nessuna parte degli studi di Versace (piano 1 e piano 2) infatti, sostiene l’Ance Vibo Valentia, confortata dal parere dell’Ufficio Legislazione mercato privato dell’Ance nazionale, è affermata l'inedificabilità assoluta, in dipendenza di rischio idraulico, delle aree allagate a seguito dell'alluvione del 3 luglio 2006.
L’Ordinanza del Commissario Delegato per Emergenza della Provincia di Vibo Valentia n. 61 dell’08/07/2008 al comma 2 dell’art. 3, stabilisce per i Comuni cd alluvionati l’obbligo di adeguare gli strumenti di pianificazione comunale di cui all’art. 19 della L.R. n. 19/2002, alle situazioni di rischio alluvionale descritte nel “Piano di interventi strutturali di emergenza e di prima sistemazione idrogeologica” e al “Programma pluriennale di interventi diretti a favorire la ripresa produttiva mediante il reinsediamento o la delocalizzazione delle imprese danneggiate” redatti dal CAMILAB (Laboratorio di Cartografia Ambientale e Modellistica Idrogeologica dell’Unical). La stessa ordinanza poi, delinea il regime normativo di attuazione degli interventi edilizi sino a quando non siano adeguati gli strumenti comunali, disponendo unicamente che “sino all’adeguamento degli strumenti comunali i provvedimenti comunali di autorizzazione alle lottizzazioni convenzionate, nonché i permessi di costruire e le denunce di inizio di attività per qualunque tipo di intervento edilizio, dovranno contenere un’espressa dichiarazione di compatibilità dell’intervento con le situazioni di rischio”. La finalità di tale disposizione è, quindi quella di consentire trasformazioni edilizie e territoriali anche di rilievo attraverso un processo di responsabilizzazione dei professionisti che dovranno non solo svolgere un’attività legata alla progettazione edilizia degli interventi ma assicurare, eventualmente con il ricorso ad altre professionalità ulteriormente specialistiche che non vi siano situazioni di rischio rispetto all’intervento che si intende realizzare. Nessun divieto di edificabilità assoluta pertanto è disposto dal Piano Versace né per il territorio del Comune di Vibo Valentia, né per i territori degli altri Comuni alluvionati della Provincia di Vibo Valentia.
Si tratta piuttosto di interpretazioni di disposizioni di legge che esulano dal tenore letterale delle stesse, di tesi che generano paradossi come quello del blocco dell’edilizia nel comune di Vibo Valentia ma non negli altri comuni alluvionati. L’iter di approfondimento e di analisi da parte delle strutture tecniche dell’Ente comunale e degli altri Enti preposti al controllo del territorio, così come la struttura del Commissario delegato, che ricordiamo è il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, hanno l’onere di avviare a conclusione, dopo quasi due anni di totale paralisi, la corretta applicazione di un Piano che sino ad ora è stato inteso solo in una accezione assai restrittiva. In realtà trascorso questo così lungo periodo dall’evento alluvionale, le opere di messa in sicurezza del territorio e la verifica di edificabilità in aree totalmente estranee agli eventi, dovrebbero rappresentare ottimi motivi per procedere ad una graduale e progressiva apertura alle attività edili, liberando le aree dall’ingiustificato blocco edilizio. Ciò che davvero oggi è inaccettabile per la categoria dei costruttori è il no a prescindere, il divieto tout court, l’improcedibilità assoluta anche in presenza di piccole opere come nel caso del Piano Casa, che per la loro specificità non graverebbero sull’equilibrio idrogeologico di parte del territorio comunale.