Agguato a un operaio, il movente in una “relazione indigesta”
Valerio e Giuseppe Farcomeni, zio e nipote, rispettivamente di 52 e 27 anni: sono loro i due arrestati nell’operazione “Dama Mera”, relativa all’agguato di cui fu vittima, il 31 gennaio del 2014, a Bianco, un operaio. Già noti alle forze dell’ordine, zio e nipote sono accusati di lesioni pluriaggravate e detenzione e porto illegale di arma da fuoco.
L’operazione è stata avviata dopo il fatto. Francesco Sculli, 40enne del posto, fu raggiunto da colpi d’arma da fuoco e chiamò lui stesso il 118 che, a sua volta, avvisò la centrale operativa dei carabinieri denunciando il ferimento di una persona. L’operaio venne poi trasferito all’ospedale di Locri; i colpi lo attinsero al collo del piede sinistro.
Le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche ed ambientali, avrebbero dunque consentito di individuare sia i presunti responsabili dell’agguato che il movente. Gli inquirenti avrebbero scoperto che nel primo pomeriggio di quella fine di gennaio, Sculli sarebbe stato pestato dai Farcomeni e poi colpito al piede con il colpo d’arma da fuoco.
I militari si sono concentrati sul contesto dell’avvenimento, scoperto che trai i presunti autori e la famiglia della vittima vi fossero delle relazioni. In pratica, secondo le indagini, una cognata della moglie di Sculli, rimasta vedova, avrebbe avuto una relazione con Valerio Farcomeni. Relazione che avrebbe generato non poco risentimento nella famiglia della donna, alla quale sarebbe stato impedito anche di recarsi nella cappella del marito.
Gli investigatori ritengono che questa relazione abbia alimentato una tensione tra le famiglie interessate, così da culminare con l’agguato del 31 gennaio da parte di Farcomeni, che non avrebbe gradito l’intromissione nel rapporto da parte dei congiunti della donna.