Vibo ultima d’Italia. Cisal: sindaco cieco, c’è un muro tra Comune e cittadini
"Il sindaco di Vibo Valentia continua a dissentire sulla autenticità dei dati riportati dall’indagine de Il Sole 24 Ore che relegano Vibo Valentia nel ruolo di fanalino di coda delle province italiane. Non intende farsene una ragione e conferma, sostanzialmente, il suo dissenso in ordine al sistema utilizzato dagli esperti del quotidiano di Confindustria per confezionare la bocciatura della complessiva condizione di vivibilità della provincia".
È quanto afferma Francesco Cavallaro della Cisal per cui il primo cittadino Elio Costa, “non si rassegna – sostiene - e spiega che il verdetto riguarda tutto il territorio provinciale e non solo il comune di Vibo Valentia. Il giudizio, a suo parere, sembrerebbe venir fuori dall’ apporto fatto registrare da tutti i cinquanta comuni della cintura, da Acquaro a Zungri. In realtà tenta di dribblare con arte i guai di Vibo Valentia che quotidianamente gli vengono segnalati dall’accurato impegno dell’informazione locale e rivolge la sua attenzione solo ed esclusivamente all’obiettivo di rientro dal debito per uscire fuori dal dissesto che rappresenta, indubbiamente, l’obiettivo centrale del recupero della normalità della politica amministrativa di Palazzo Luigi Razza, sicuro momento guida per tutto il territorio della provincia”.
“Se avesse prestato la più adeguata attenzione a quanto giornalmente suggerito dagli organi di stampa che – aggiunge Cavallaro - hanno saputo trovare sempre il garbo più attendibile, fatta salva qualche strigliata d’obbligo, di porgere con capacità e intelligenza le più evidenti criticità che travagliano la vita della città, probabilmente, non saremmo stati oggi a disquisire della infelice conduzione di un capoluogo di provincia che fatica a ritrovare la strada del recupero più pieno. Ma abbiamo preso atto che è difficile che Elio Costa dialoghi con costanza con l’informazione. Le bacchettate, talvolta sonore, spesso lo lasciano indifferente ed il suo silenzio agevola la convinzione che le sue difficoltà a gestire la cosa pubblica non sono poche”.
Secondo il rappresentante della Cisal “Non c’è chi non sia convinto che il muro eretto tra il Palazzo (l’Amministrazione comunale) e la Piazza (i cittadini) è sempre più alto. Le lettere dei cittadini agli amministratori comunali per denunciare un disservizio e che un tempo erano consistenti oggi non si leggono più perché evidentemente la denuncia svolta dall’informazione locale è più che sufficiente per avviare all’indirizzo dell’Amministrazione attiva un’opera di sensibilizzazione sui problemi più assillanti e spesso anche avvilenti che tormentano la vita di tutti i giorni”.
Altro aspetto importante per Cavallora che spiega così: “è difficile, vuoi anche per l’assenza di un vero e proprio, oltre che indispensabile, ufficio comunicazione, che il Comune assuma proprie iniziative pubbliche di dialogo con i cittadini, le altre istituzioni, le associazioni, le professioni, il sindacato, le forze emergenti, per avviare momenti di studio sui problemi più scottanti e su progetti programmatici, avvalendosi della notevole esperienza di professionisti operanti in aree eterogenee. E tutto questo porta a dire che Palazzo Luigi Razza non si è certo distinto per la promozione di iniziative di riflessione e confronto sullo stato di salute della città”.
“Quest’ultima – continua - soffre la pochezza della cultura della partecipazione nonostante goda della spinta propulsiva del Sistema bibliotecario e della ritrovata attività della Biblioteca comunale, delle associazioni e delle professioni. Il progetto elettorale sulla “città che vorrei” non può non puntare sulla inderogabile necessità di stabilire un dialogo tra il Palazzo e la Piazza che passa dalla individuazione dei problemi prioritari e alla loro soluzione sulla base di una rivisitazione del sistema di fare politica amministrativa”.
“La denuncia di tutti i giorni – aggiunge Cavallaro - è che tante cose non sono state fatte e non stiamo qui ad elencarle. Eppure il cittadino ha sempre pagato i suoi diritti. Ma sono tante le disfunzioni che aiutano a capire che la riforma nel Palazzo tarda a realizzarsi. Basta ricordare, ad esempio, che la struttura comunale continua a soffrire il rapporto tra dirigenti e personale, emerso di recente nella affollata assemblea svoltasi nella sala del consiglio comunale. D’altra parte la conferma giunge dal fatto che il confronto e le determinazioni della delegazione trattante sulle rivendicazioni e sui vecchi e mai superati disagi dell’apparato comunale stentano ad essere superati”.
“La meritocrazia – dicono a Palazzo Luigi Razza - appartiene al passato: non c’è più ombra. L’appartenenza continua ad alimentare divisioni e il personale – prosegue la Cisal - non vede soddisfatte le proprie legittime aspirazioni nonostante i tantissimi sacrifici e gli sforzi compiuti per rendere dignitoso il servizio pubblico. Un appello al Palazzo? Il 2017 può rappresentare l’anno della speranza per i vibonesi che chiedono a chi li amministra di promuovere una inversione di tendenza in direzione di una politica del servizio che dia risposte giuste ed attese a chi ha il diritto di guardare ad un futuro più adeguato ai bisogni di tutti".