Gestione Area Marina, Isola ambiente e Gsd scrivono a Pugliese e Bruno

Crotone Attualità

Riceviamo e pubblichiamo.

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Da un po’ di tempo si rimbalzano notizie riguardanti una nuova e diversa gestione dell’Area Marina Protetta Capo Rizzuto visto che l’attuale Ente Gestore, la Provincia di Crotone, vive una fase di assoluta e gravissima incertezza politica, amministrativa ed economica.

Le Associazioni scriventi, facente parti della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, iscritte al CONI e riconosciute dal Ministero dell’Ambiente come associazioni di tutela ambientale (senza paraocchi, diremmo noi), vorrebbero portare alla Vostra attenzione le esigenze del Territorio e della sua popolazione che, fino ad oggi, sono state sacrificate sull’altare degli “interessi superiori” che, in realtà, si sono dimostrati essere “interessi di pochi” (anzi pochissimi) e soprattutto non coincidenti con le finalità istitutive stabilite dalla legge per le Aree Marine Protette.

Infatti, l’A.M.P. “Capo Rizzuto”, prospettata alla sua nascita come strumento di sviluppo sostenibile di tutto il territorio soprattutto dal punto di vista ambientale ed economico, piano piano, si è chiusa su sé stessa, diventando autoreferenziale e allontanandosi dal comune sentire e dalle esigenze che emergevano dalla cittadinanza, trasformandosi in un contenitore che ha privilegiato gli interessi personali di chi, nel contenitore, si trovava.

Non è certamente questa l’idea di Area Protetta che emerge dalle norme istitutive; essa non è nata per risolvere i “problemi” di poche persone, ma è nata per tutelare un ecosistema unico ed “integro” ed essere, contemporaneamente, volano di sviluppo del territorio, … di tutto il territorio.

Pur con queste riserve, consideriamo, comunque, legittimo e giusto che i nostri Rappresentanti Istituzionali ed il Ministero stesso si adoperino per la salvaguardia e la tutela del posto di lavoro dei dipendenti pubblici attualmente impiegati presso l’Ente Gestore; ci aspettiamo però che poi, tutti, a partire dal Ministero dell’Ambiente, siano attenti alle (altrettanto sacrosante) esigenze che emergono dai territori e che si traducono, in sostanza, nell’assoluta necessità di rivedere dimensioni e regole all’interno dell’Area Marina Protetta Capo Rizzuto al fine di consentirne un reale controllo, salvaguardia e tutela oltre ad una migliore fruizione da parte della popolazione residente e non, senza fare figli e figliasti come fino ad ora è stato.

E questo per evitare (come succede adesso) che, la stragrande maggioranza della popolazione locale veda l’Area Protetta più come un problema che come un’opportunità; se questo è successo, non è certo colpa dei cittadini, ma di chi, fino ad oggi, ha considerato l’Ente come una struttura a sé stante, avulso dal contesto territoriale, sociale ed economico in cui si trova; è colpa di chi lo ha considerato e trasformato nel tempo in uno strumento a disposizione della politica e non del territorio.

Come dar torto a chi ha visto negli ultimi 25 anni la nostra economia ed il nostro mare impoverirsi sempre più, nonostante l’Area Marina Protetta Capo Rizzuto (o, possiamo dire, forse proprio per la sua presenza)?

Le prove sono sotto gli occhi di tutti: basta parlare con i pescatori professionali che si lamentano per l’assoluta mancanza di pesce (molto meno presente rispetto a quando l’Area Marina Protetta Capo Rizzuto non esisteva), oppure con i passeggeri delle barche a fondo trasparente che si lamentano di non riuscire a vedere nemmeno un pesciolino, oppure ancora con i titolari delle attività commerciali del territorio che hanno visto negli anni i loro introiti ridursi drasticamente, oppure con i proprietari di seconde case, oramai non riescono ad affittarle neanche durante il mese di agosto, oppure con i titolari dei diving (passati da oltre una decina a 3 o 4) che hanno visto calare costantemente i loro introiti e clienti, ecc.

Se tutto questo è vero (ed è vero), bisogna chiedersi perché si è arrivati a questo punto. Le motivazioni sono varie, ma possono essere riassunte in due voci: le regole di fruizione e di gestione avulse dal contesto sociale ed economico; le dimensioni troppo vaste che rendono impossibile il controllo dell’area.

Quanto alle regole è da precisare l’assoluta impossibilità, in questo settore, di voler prevedere regole e vincoli identici in tutte le Aree Protette d’Italia in modo avulso dal contesto territoriale e socio-economico dove queste si trovano; ci sono regole che, ad esempio, si possono applicare alle Egadi ma che non vanno bene a Trieste e altre che sono funzionali per un territorio come la Liguria ma non per la Puglia, ecc.

Quanto alle dimensioni, come si può pensare di controllare un’area tanto vasta (circa 50 km di costa per circa 150.000.000 mq di mare)? Come si pensa di voler costringere fuori da quest’area una popolazione (almeno estiva) di circa 60-70.000 persone?

La risposta a queste problematiche sono: riduzione delle dimensioni (come ad esempio in Corsica, dove le Aree Marine Protette – non i Parchi - sono piccolissime e controllatissime e rispettatissime, in primis, dalle popolazioni locali); adeguamento delle regole di fruizione e gestione alle situazioni geografiche, economiche sociali del territorio in cui ricadono.

Quella che noi oggi chiamiamo Area Marina Protetta "Capo Rizzuto" non è l’ente per cui anche noi abbiamo lottato, e per la quale siamo disposti ancora a lottare; noi sogniamo un’Area Protetta che sappia fare sintesi tra le sacrosante esigenze di tutela del territorio con le altrettante sacrosante esigenze di fruizione dei cittadini.

Non crediamo che l’A.M.P. "Capo Rizzuto" sia un totem intoccabile; noi consideriamo tale solo una cosa: gli interessi e i diritti dei cittadini, tutto il resto viene dopo.

È chiaro che non chiediamo di tutelare coloro che delinquono: i bracconieri, gli inquinatori, i distruttori delle bellezze architettoniche e ambientali sono tali chiunque essi siano. Chiediamo di tutelare invece gli interessi di coloro che vogliono solo uno spazio per dare sfogo alla naturale passione di conoscenza, esplorazione del mondo marino che tanti meriti ha avuto e continua ad avere verso chi, come noi, si avvicina con immenso rispetto ed amore verso questo mondo subacqueo ed i suoi abitanti, perché il mare e gli animali si rispettano anche ponendo in essere una forma di prelievo mirato, compatibile e sostenibile, con ciò tutelando sia la libera fruizione che la tutela del mare.

Altro tema di cui si sente parlare in questi giorni è quello della prospettata “assoluta necessità” che l’Area Marina Protetta Capo Rizzuto venga gestita dalla Regione Calabria (sembra che il Ministero dell’Ambiente abbia, a tal proposito, prospettato un aut-aut: o così o commissariamento), seppur con una piccola disponibilità a consentire ai Comuni interessati di poter “proporre” (non decidere) eventuali modifiche a regole e dimensioni.

A tal proposito vorremmo ricordare a tutti noi che, dati ministeriali indicano che su 27 Aree Marine Protette: 6 sono gestite da un Ente Parco (in quanto ricadono in parchi Naturali); 8 sono gestite da un solo Comune; 5 sono gestite da un Consorzio di Comuni; 1 è gestita da un Consorzio tra Comune e Università; 4 sono gestite da un Consorzio tra Provincia e Comuni; una è gestita da Provincia (Area Marina Protetta Capo Rizzuto); una è gestita dal WWF; una è gestita da Ente Regionale.

Quindi nel governo di queste aree quasi sempre ci sono, come sembra giusto che sia, gli enti territoriali minori interessati (i Comuni) a gestire in forma diretta le sorti di queste porzioni di territorio, ed esattamente in 18 Aree Protette su 27 c’è uno o più Comuni.

Noi siamo d’accordo con questa impostazione, in quanto sono questi enti che hanno il polso della situazione e possono cercare, in modo ottimale, di contemperare gli interessi in gioco.

È fondamentale, per la realizzazione degli obiettivi programmatici dell’Area Marina Protetta Capo Rizzuto che i Comuni interessati, Crotone ed Isola di Capo Rizzuto, abbiano il potere di incidere direttamente sia nella loro gestione che nella fase della riscrittura delle regole di fruizione.

Come Associazioni chiediamo quindi, non “più regole”, ma “più condivisione”.

ASD Isola Ambiente Apnea e Gruppo Sportivo Dilettantistico Lega Navale Le Castella




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