I Coralli raccontano un mistero, lo racconta un “prezioso” artigiano
Ancora una domenica per raccontare alle Muse un mistero, quello collegato al famoso corallo di Sciacca. L’occasione è stata data da una sinergia tra il sodalizio culturale del Laboratorio delle Arti e delle Lettere Le Muse che insieme al presidente di Federpreziosi Remo Frisina, hanno portato a Reggio Calabria Giuseppe Rajola, alla quarta generazione degli artigiani del corallo di Torre del Greco.
Una manifestazione voluta ha dichiarato il presidente Giuseppe Livoti per parlare dell’artigianalità, da una parte quella della generazione dei Frisina artigiani del gioiello che da sempre hanno valorizzato la grande tradizione della Magna Grecia attraverso importanti riproduzioni storiche e artistiche e dall’altra quello di avere ospite uno dei più importanti studiosi che ha ricostruito l’epopea della scoperta dei grandi giacimenti di corallo mai trovati al mondo, venti anni prima della corsa all’oro del Klondike dove il mare di Sciacca era battuto da 17.000 uomini su migliaia di imbarcazioni.
Il presidente di Federpreziosi salutando il pubblico presente ha ribadito come tale incontro rientra nella promozione della cultura del gioiello, occorre conoscere anche storie accattivanti come questa e Rajola ha sapientemente raccontato un elemento di grande richiamo utilizzato anche e soprattutto nell’arte orafa.
Giuseppe Rajola ha cosi presentato il testo “Mistero di Sciacca – storia di un corallo di altri tempi”, libro in cui parte dal laboratorio del nonno un tempo ricco di casse piene conchiglie, madreperla, zanne di avorio, quello era il suo mondo ed in particolare alcune casse con corallo del 1875 pescato a Sciacca.
Da qui inizia la sua ricerca che con il prestigioso ausilio di Margherita Superchi, ha condotto lo studioso Rajola ad affermare che a Sciacca il corallo era di 7000-7500 anni prima di Cristo, praticamente 9000, 9500 anni fa, poiché nell’area della marina nel sistema vulcanico Empedocle nell’arco di svariati millenni, ogni fenomeno vulcanico sottomarino, con la produzione di gas, magma, fumi, ceneri, aveva determinato un innalzamento dell’acqua fino a 1000 gradi determinando la morte istantanea anche del corallo e grazie al suo chimismo è diventato da rosso in arancio con l’aumento di ferro, manganese rame e uranio.
Una serata dunque in cui la scientificità dell’argomento ha unito il lavoro delle donne che per anni lavoravano in casa il corallo essendo una operazione di grande maestria femminile. L’avvocato Giovanna Cusumano già assessore alle pari opportunità e già presidente commissione regionale alla pari opportunità si è soffermata sul mondo delle donne che sin dal passato insieme hanno sempre fatto squadra anche nelle attività artigianali e come oggi purtroppo anche nella libera professione esistono dei vincoli di genere che non dovrebbero essere, esistono solo le professioni, conta essere, non il sesso anche nel mondo del lavoro.
Insieme alla presentazione del libro una mostra d’arte a cura degli artisti delle Muse che hanno realizzato con il rosso corallo delle elaborazioni iconografiche con diverse tecniche: Francesco Logoteta, Pierfilippo Bucca, Saro Lucifaro, Cristina Benedetto, Maria Grazia Geniale, Rossella Marra, Domenica Gorgone, Adele Leanza, Daniela Campicelli, Pina Calabro’, Santa Maria Milardi, Antonella Laganà, Angelo Meduri hanno raccontato così fondali marini e metamorfiche realizzazioni segniche.