Rapinarono una tabaccheria due anni fa, arrestati: incastrati dal fucile
Questa mattina i Carabinieri della Stazione di Pellaro, assistiti dai militarti della Compagnia di Reggio Calabria, hanno eseguito due ordinanze di applicazione della misura cautelare in carcere, emesse dal Tribunale de capoluogo, nei confronti di Domenico Calluso, di 43 anni, e Gianluca Scaramozziono, di 41, quest’ultimo già ristretto perché trovato in possesso, il 7 ottobre scorso, di un vero e proprio arsenale.
L’indagine parte da un’attività d’indagine condotta dai militari di Pellaro, sotto la guida della Procura della Repubblica - diretta dal Procuratore Federico Cafiero De Raho - a seguito di una rapina a mano armata commessa il 29 agosto del 2015 scorso presso una rivendita di tabacchi, la “De Fontes Antonella” di Bocale che fruttò, allora, un bottino di 12 mila euro.
All’epoca le investigazioni, avviate nell’immediatezza, avevano portato all’emissione di un provvedimento di fermo d’indiziato di delitto nei confronti di Gerolamo Latella, ritenuto il “basista” del gruppo, rimesso in libertà dopo un po’ e tratto nuovamente in arresto con l’esecuzione di una misura cautelare di custodia in carcere, e di Paolo Antonio Monorchio, ritenuto dagli inquirenti colui che imbracciò materialmente il fucile ed il cui fermo venne in seguito convalidato.
I militari, consci della presenza sul luogo del delitto di altri responsabili, iniziarono, sotto la guida della Procura, un’attenta attività di analisi dei contatti e delle frequentazioni degli arrestati fino a giungere alla raccolta di gravi indizi di colpevolezza a carico del 43enne e del 41enne in relazione alla rapina avvenuta nella tabaccheria.
Secondo gli investigatori, dunque, Calluso sarebbe stato il secondo rapinatore entrato allora all’interno dell’esercizio commerciale e Scaramozzino l’autista della vettura utilizzata dai malviventi per la fuga.
Di fondamentale importanza, inoltre, si è dimostrato l’arresto, a ottobre di Scaramozzino, quando fu trovato in possesso di un vero e proprio arsenale; tra le armi ritrovate e sequestrate vi era anche un fucile a canne mozze che, da subito, apparve ai militari del tutto simile a quello utilizzato per la rapina alla tabaccheria.
Gli accertamenti tecnici eseguiti dal Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina avrebbero confermato questa impressione, trovando diversi punti di comunanza tra il fucile sequestrato al 41enne e quello utilizzato dai malviventi e ripreso dalle telecamere del circuito di videosorveglianza dell’attività commerciale.
La tenacia profusa dalla Procura e dai militari di Pellaro avrebbe così consentito di dare un volto ed un nome ai rapinatori che avrebbero pianificato e portato a segno il gravissimo reato.