LETTERE. La ricetta dematerializzata: in Calabria un’occasione perduta
E ci siamo: anche la Calabria è partita con la ricetta dematerializzata, anche se di dematerializzato non c’è granché. La vera ricetta dematerializzata si fa in Trentino dove l’assistito chiama il suo medico, ordina le proprie medicine e poi va direttamente in farmacia a ritirare i farmaci, perché il suo medico ha digitato sul computer i farmaci e li ha inviati tramite internet a tutte le farmacie d’Italia.
Quindi, l’assistito in Trentino non deve andare dal suo medico a ritirare un bel niente ma va direttamente in farmacia con la tessera sanitaria a ritirare i farmaci.
Da noi in Calabria, ma in tutte le altre regioni, voi assistiti chiamate il vostro medico, ordinate le vostre medicine e invece di andare direttamente in farmacia a ritirare i farmaci dovete andare dal vostro medico per ritirare la ricetta e con quella andare poi in farmacia a ritirare i farmaci.
L’unica differenza è che la ricetta, invece di essere quella rossa del sistema sanitario nazionale, è una ricetta bianca delle stesse dimensioni sulla quale il medico ha stampato tutto quello che c’era sulla ricetta rossa.
Quindi la ricetta non è dematerializzata ma possiamo dire che è solo decolorata, invece di essere rossa è bianca e bisogna sempre andare dal proprio medico a ritirarla e con quella andare poi in farmacia e ritirare le medicine.
Non si capisce perché anche in Calabria non possiamo fare come in Trentino visto che il vostro medico, anche in Calabria, invia le ricette tramite internet a tutte le farmacie d’Italia e quindi prescrive una ricetta dematerializzata, solo che da noi il medico una volta inviata via internet la ricetta la deve stampare e così la ricetta, che fino ad un momento prima era dematerializzata, si materializza come ricetta bianca, ricetta bianca che ridiventa dematerializzata di nuovo quando voi la portate in farmacia pur avendola, il farmacista, già dematerializzata nel suo computer perché l’ha già inviata il medico.
Come si vede siamo costretti a fare il gioco dell’oca perché il medico in effetti fa la ricetta dematerializzata, il farmacista ha nel suo computer la ricetta dematerializzata ma voi assistiti siete costretti ad andare allo studio del vostro medico e portare la ricetta bianca in farmacia.
Qual è il razionale di questa pressa in giro? Tutti i soldi spesi per organizzare questo sistema perché non devono portare nessun beneficio agli assistiti? E sì che di benefici se la ricetta fosse davvero dematerializzata ve ne sarebbero non pochi: 1) andando direttamente in farmacia si guadagnerebbe tempo, 2)si guadagnerebbero i soldi della benzina, 3) si potrebbero inviare le ricette ai nostri studenti fuori sede, 4) ai nostri giovani in cerca di lavoro al nord, 5) a chi si deve momentaneamente spostare fuori sede e 6) infine si farebbe un bella cosa per l’ambiente perché si eviterebbe di stampare qualche miliardo di ricette all’anno in tutta Italia, e non sarebbe proprio una cosa da poco.
Domanda: chi ha avuto dei benefici della ricetta dematerializzata? In apparenza nessuno perché: A) gli assistiti e i malati devono fare ciò che facevano prima, B) i soggetti prescrittori hanno avuto un aumento di spesa di gestione in quanto devono fornire le ricette e il consumo dei toner e la stampa della ricetta ritarda di qualche secondo (rispetto a prima), secondo che moltiplicato per le centinaia di ricette in un giorno allunga le file negli studi dei medici di famiglia, C) le farmacie per erogare i farmaci devono fare qualche operazione in più di prima e anche qui i tempi e le file si allungano, D) l’ambiente invece di benefici ha un bel danno perché il consumo di carta non è diminuito.
Domanda finale alla Ministra Lorenzin: a cosa è servito spendere tanti soldi per organizzare una cosa che non serve a nessuno? Un cattivo pensiero sussurra che forse serve solo per controllare meglio i soggetti prescrittori e il consumo dei farmaci da parte dei malati per un calcolo esclusivamente economico. Aspettiamo di essere smentiti.
Giacinto Nanci, medico di famiglia a Catanzaro
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