Incontri d’aprile con Anassilaos, si parla di Torquato Tasso e Ovidio
L’Associazione Culturale Anassilaos apre le manifestazioni del mese di aprile con due poeti distanti nel tempo e vissuti in momenti storici diversi ma accomunati da un identico triste destino e da una opposizione, certamente non cercata e inconsapevole al potere: Torquato Tasso e Ovidio, nel bimillenario della morte.
Mercoledì 5 aprile alle 16,45 presso la Villetta De Nava della Biblioteca Comunale, in occasione di un incontro promosso congiuntamente con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Reggio Calabria e la Biblioteca “Pietro De Nava”, nell’ambito di un viaggio alla ricerca dei grandi autori della letteratura italiana, la Professoressa Francesca Neri affronterà il tema dell’autobiografismo e bifrontismo nella poesia di Torquato Tasso (1544-1595).
Vissuto da cortigiano nelle corti rinascimentali dove il pugnale, il veleno e le segrete del principe erano gli strumenti prediletti dal potere - a Ferrara, soprattutto presso gli Estensi, poi ancora presso i Gonzaga e infine a Roma presso la corte di Papa Clemente VIII in un continuo girovagare alla ricerca di se stesso - afflitto per di più, a cominciare dalla pubblicazione del suo capolavoro, la Gerusalemme Liberata (1575), da una forma di depressione maniacale che lo spingeva a dubitare delle proprie capacità letterarie e della sua ortodossia inducendolo a dar di matto anche nei confronti dei suoi stessi protettori al punto che il duca Alfonso d’Este lo rinchiuse per sette anni nell’Ospedale-carcere di Sant’Anna come pazzo alla catena, il Tasso è l’espressione più compiuta di un disagio esistenziale, acuito dalla malattia, e di quel dissidio interiore dell’artista che sarà poi esaltato dalla cultura romantica che, non a caso, creerà la leggenda del segreto amore del poeta per Eleonora d’Este quale causa vera della sua prigionia.
Si terrà invece venerdì 7 aprile alle 18 presso l’Aula Magna del Liceo Classico “Tommaso Campanella”, promossa congiuntamente con lo stesso Liceo Classico e l’Associazione Sonartis Academy, la conversazione del Prof. Antonino Romeo sul tema “Ovidio e Augusto: una convivenza impossibile” che vuole ricordare il poeta a duemila anni dalla morte.
Vissuto negli anni della pax augustea che giungeva dopo anni di guerre civili sotto il governo di colui che quelle guerre aveva vinto divenendo i Augusto e poi del suo successore Tiberio, Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-17 d.C.) poeta colto e brillante, fu fino all’allontanamento da Roma il punto di riferimento e il cantore dell’ alta società romana composta dai rampolli delle famiglie più in vista della Roma “da bere” del tempo, di cui erano parte anche le due Giulie, figlia e nipote dell’imperatore.
Una società, avida di piaceri, stanca delle guerre civili, che si faceva beffa degli stessi propositi riformatori di Augusto e delle sue leggi tese a combattere il malcostume e l’immoralità dilagante tra le quali la celebre Lex Iulia de adulteriis coercendis, di cui furono vittime le due Giulie e che si opponeva al princeps sul piano culturale e letterario esaltando valori estranei al capo dell’impero.
Nell'8 d. C. il nostro poeta fu colpito da un decreto di Augusto, che lo relegava nella lontana Tomi (forse l’odierna Costanza) sul Mar Nero. Le ragioni di un provvedimento così duro non furono chiare ai contemporanei e non lo sono forse neppure oggi. Lo stesso Ovidio parlò di carmen et error. Probabilmente si trovò implicato in qualche scandalo di corte che coinvolgeva la stessa famiglia imperiale.
Ma al di là di una tale motivazione estrinseca, l’allontanamento di Ovidio costituì il momento finale dello scontro che vide il poeta di Sulmona, sempre contrapporsi ad Augusto, non tanto sul piano politico ma su quello, più insidioso, scivoloso e meno percettibile, dell’ideologia augustea che si proponeva di realizzare un modello di società coesa intorno a taluni valori morali tradizionali (la famiglia, il matrimonio, i buoni costumi) che erano stati invece irrisi, sia pure involontariamente, in molte delle opere di Ovidio.