I poliziotti provinciali calabresi lanciano un appello al Ministro Minniti
Arriva dalla Calabria l’appello dei poliziotti provinciali in merito a quelle che definiscono “novità” introdotte dalla Camera, ovvero sulla “possibilità di usufruire dell’equo indennizzo e del rimborso spese di degenza per causa di servizio, oltre che dall’accesso diretto alle banche dati ministeriali per finalità istituzionali”. Così i poliziotti provinciali hanno fatto un appello al ministro degli interno, Marco Minniti, per chiedere uguali diritti e assenza di disparità.
“In Calabria, i corpi di Polizia Provinciale di Cosenza e Reggio Calabria, svolgono da sempre un servizio di primo livello, non solo sulla lotta ai reati ambientali e di bracconaggio ma anche nei controlli di polizia stradale lungo le strade, partecipando al piano d’azione nazionale e transnazionale denominato “focus ’ndrangheta”, concorrendo ai piani coordinati di controllo del territorio unitamente alle forze di polizia dello stato, operando nel contrasto sul lavoro nero e in delicati servizi disposti dalle prefetture e dalle questure, dando sempre, un contributo abbastanza positivo.
“Soltanto pochi giorni fa, una pattuglia della Polizia Provinciale cosentina, in Sila, ha intercettato e, fermato un personaggio già noto alle forze dell’ordine, che aveva da poco commesso un furto e girava con un mezzo tra l’altro privo della copertura assicurativa, a dimostrazione, che la Polizia Provinciale è sempre in prima linea per l’affermazione della legalità. I poliziotti provinciali, in Calabria, sono uno dei primissimi presidi nella lotta all’insidioso fenomeno del bracconaggio, perpetrato spesso con armi, fattore quest’ultimo che espone gli agenti a un evidente e maggiore pericolo per l’incolumità degli stessi, per perseguire questi reati, gli operatori, spesso agiscono in territori particolarmente impervi e isolati.
“Il controllo operato dalla Polizia Provinciale nei territori periferici, dove solitamente non sono presenti altri presidi di polizia locale e statale, non deve sviare il legislatore poiché la stessa Provinciale è attiva anche nelle realtà urbane, tenendo conto che il campo d’azione è molto più esteso rispetto alle polizie municipali, riferendosi come noto, al territorio dell’intera provincia o città metropolitana di riferimento. Si eviti pertanto la disparità di trattamento con la polizia municipale, fattore tra l’altro incomprensibile poiché le due realtà sono inquadrate nel medesimo contesto normativo, per cui sarebbe anche incostituzionale oltre che discriminatorio; una mortificazione inaccettabile per il personale della Polizia Provinciale, che quotidianamente, rischia la vita al pari di ogni altra divisa, per far rispettare le regole e la legge, sia dentro che fuori i confini delle città”.