Prove Invalsi. I Giovani Comunisti invitano al boicottaggio

Catanzaro Politica

Il 9 Maggio sarà il giorno delle Prove Invalsi, obbligatoriamente in vigore già dal 2007: “il primo passo dell’aziendalizzazione, che ha raggiunto il suo apice con la Buona Scuola del due Renzi-Giannini, di una scuola che dovrebbe essere pubblica e che dovrebbe universalizzare l'accesso ai saperi" sostengono però i Giovani comunisti della federazione di Catanzaro che, come ogni anno, aderiscono insieme ad insegnanti e studenti alla campagna Boicotta Invalsi.

Una scelta dettata da alcune considerazione. Secondo i Gc infatti le prove proporrebbero un unico modello di conoscenza “che – affermano - non tiene conto delle differenze di indirizzo scolastico e che limita comprensione critica e la crescita culturale degli studenti, in una scuola che va sempre più asservendosi alle logiche di mercato”.

“Ciò che interessa – aggiungono - non è lo sviluppo del pensiero, ma l'efficienza produttiva dell'individuo; Concorrono a creare scuole di serie A e scuole di serie B con una progressiva differenza di finanziamenti agli istituti meritevoli in base al rendimento risultante da queste prove”.

Per i Giovani comunisti, dunque, così si creerebbe una competizione tra istituti scolastici “invece di intervenire pubblicamente per diminuire quel divario che nelle scuole italiane esiste a più livelli, dal punto di vista territoriale, di indirizzo e di appartenenza sociale”.

“Negli ultimi anni – spiegano - c'è stato un ricorso sempre maggiore a libri appositi per la preparazione dei test, con un ulteriore aggravio di spesa sulle famiglie; Il questionario a crocette con un codice identificativo per ogni studente, anche se le prove dovrebbero essere del tutto anonime, chiude l'intelligenza in un riquadro da sbarrare e rende le persone numeri”.

Boicottare i test Invalsi per i Giovani comunisti significa “lottare contro la dismissione della scuola pubblica per renderla nuovamente inclusiva e non esclusiva. Crediamo in un'altra scuola, fatta di investimenti e non di tagli, di valorizzazioni dei saperi e non di mercificazioni".