Appello corale da imprenditori vessati: il racket si combatte con leggi e non slogan
“Il Racket non si combatte con gli slogan sui giornali ma con nuove leggi in Gazzetta Ufficiale”: ad affermarlo sono cinque imprenditori calabresi che conoscono bene questa “piaga” che attanaglia molte imprese e commercianti, ormai non più del solo Sud, e a loro volta vessati dalla longa manus della ‘ndrangheta.
Parliamo di Giuseppe La Riccia, da Bisignano, Rocco Margiardi da Lamezia Terme, Gaetano Saffiotti da Palmi, Filippo Cogliandro e Tiberio Bentivoglio da Reggio Calabria.
I cinque imprenditore si riferiscono in particolare al caso di Arturo Bova, consigliere regionale del Pd dimessosi dalla presidenza della Commissione regionale antindrangheta dopo che sono uscite alcune notizie su suoi presunti rapporti con un esponente della ‘ndrangheta nell’ambito dell’operazione Jonny che, nel maggio scorso, portò al fermo di 68 persone colpendo il clan Arena di isola Capo Rizzuto, nel crotonese, e facendo luce su presunti interessi della criminalità nella gestione dei servizi del centro d’accoglienza Sant’Anna.
La Riccia, Margiardi, Saffiotti, Cogliandro e Bentivoglio fanno presente come proprio Bova stesse uno Strumento Legislativo “capace - affermano - di creare un’immagine di un’Amministrazione Regionale che potrebbe garantire, chi si è opposto o chi vorrebbe opporsi al racket”.
La sensazione che la Calabria possa cambiare verso anche in questo contesto esiste, “ma - chiosano gli imprenditori - il tempo è tiranno e bisogna dare un segno tangibile, altrimenti ‘il morto, comincerà a mangiarsi il vivo’. La vicinanza diretta di Arturo Bova per tanti – concludono - è stata un segno tangibile, a livello Istituzionale Regionale e sarebbe un peccato rinunciarci”.
Una “Corale” di imprenditori vessati, dunque, che dicono di credere incondizionatamente in questo e che si auspicano che Bova, qualora risulti ammissibile giuridicamente, ritorni alla Presidenza della Commissione “per completare l’opera”, affermano.