Aggressione ai patrimoni mafiosi. Confiscati beni per un milione al genero del boss Tegano
Un ennesimo attacco agli interessi criminali della ‘ndrangheta quello sferrato dalla polizia che ha eseguito oggi una confisca di beni riconducibili a Michele Crudo 40enne attualmente detenuto dopo essere stato condannato in via definitiva a dieci anni di carcere per associazione mafiosa ed estorsione.
La sentenza a suo carico è arrivata nell’ambito del procedimento giudiziario scaturito dopo l’operazione “Agathos”, con cui si arrivò alla cattura (nell’aprile 2010) del suocero, Giovanni Tegano (78 anni) , che era allora latitante e ritenuto a a capo dell’omonima cosca mafiosa di Reggio Calabria.
Le indagini patrimoniali, che sono state condotte dalla Divisione Anticrimine, farebbero emergere una sproporzione tra i redditi percepiti da Crudo e il patrimonio che gli sarebbe direttamente o indirettamente riconducibile, e che per gli inquirenti rappresenterebbe il frutto del reimpiego di capitali illeciti.
La Sezione Misure di Prevenzione del tribunale del capoluogo ha così accolto i risultati delle investigazioni a suo carico disponendo la confisca di quattro unità immobiliari, due ad Archi ed altrettante a San Gregorio; di quote sociali, dell’intero capitale e patrimonio aziendale della “Ditta San Michele & C.” che si occupa del commercio all’ingrosso e al dettaglio di generi alimentari: il tutto per un valore stimato complessivamente in circa un milione di euro.