Maxiprocesso “Agathos” contro la cosca Tegano, chiesta la conferma delle condanne
Il sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria, Francesco Mollace, ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado nell'ambito del maxiprocesso "Agathos", scaturito dall’indagine della Squadra Mobile di Reggio Calabria e condotta contro la cosca dei Tegano.
Il gup Silvana Grasso, in primo grado, aveva comminato le seguenti pene per i 13 imputati in rito abbreviato: il boss Giovanni Tegano, 20 anni; Carmine Polimeni, 20 anni; Michele Crudo, 18 anni; Giancarlo Siciliano, 16 anni; Davide Carmelo Polimeni, 14 anni; Domenico Polimeni, 14 anni; Stefano Polimeni, 12 anni; Carmelo Ivano Fracapane, 8 anni; Giovanbattista Fracapane, 8 anni; Antonino Barillà, 7 anni e 4 mesi; Roberto Moio (collaboratore di giustizia), 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Antonino Morabito, 3 anni; Vincenzo Serafino, 3 anni. (AGI)
L'INCHIESTA, coordinata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo, aveva fatto luce sugli affari della cosca Tegano, con base nel quartiere di Archi e così potente da estendere la propria zona di influenza su gran parte del centro cittadino. In particolare l'inchiesta aveva evidenziato le entrature dei Tegano sugli appalti di manutenzione e pulizia dei convogli ferroviari presso la Stazione di Reggio Calabria, lavori dati in gestione alla società cooperativa "New Labor", associata al "Consorzio Kalos". La cosca avrebbe così smistato assunzioni e licenziamenti delle maestranze, fino a imporre una tangente mensile di non meno di 20 mila euro. Nelle maglie dell'inchiesta è finito anche un sindacalista della Uil, Antonino Barillà, la cui posizione è stata stralciata nel corso del processo d'appello. L'udienza è stata rinviata per le arringhe difensive.