L’arte di Pino Chimenti sbarca a New York
L’arte di Pino Chimenti è sbarcata a New York, nella Onischi Proyect Gallery con l’esposizione Mondi inaspettati, Unexpected worlds New York. La galleria, che si trova fra la 14th street a sud, la 29th street a nord, l’Hudson River a ovest e la Broadway a est, riunisce l’opera di 7 artisti arrivati da ogni part del mondo Brasile, Israele, Germania, Starti Uniti, Italia, Svizzera e Canada.
Chimenti, unico rappresentante dell’arte italiana, è presente nella rassegna con il suo linguaggio calligrafico, simbolico e affabulatorio. L’esposizione è composta da circa trenta opere tra cui pittura, fotografia e installazione e si caratterizza per la diversa interpretazione della tematica. Vista sia sotto una prospettiva di apertura a nuove realtà esistenziali, sia in termini di lettura della contemporaneità e del quotidiano. L’arte si nutre di ciò che è nascosto alla vista, di ciò che genera meraviglia. Per scoprire tutta la bellezza di un mondo inaspettato fatto di creatività e d’ispirazione dobbiamo avere la consapevolezza, come affermava Paul Klee, che “l’arte rende visibile l’invisibile”.
L’arte di Chimenti si presta a pieno titolo sia alla tematica della mostra,sia al processo di astrazione in chiave simbolica dei contenuti rappresentati, procedendo appunto per simboli e configurazioni visive - estrapolati dal repertorio della cultura – volte alla realizzazione di opere dal forte impatto emotivo. In altre parole “i mondi inaspettati” dell’artista Chimenti si configurano con i suoi “microcosmi immaginifici”, creando all’occorrenza un variegato caleidoscopio di visioni fantastiche dai contenuti iconografici e iconologici originali. Infatti i titoli di alcune opere presentate alla mostra in questione sottolineano tale atmosfera:-“Danza apotropaica con asta virtuale”, ”Curiosità acquatiche e sonore di un uccello/ponte”.
In definitiva l’espressione di Chimenti è la parola del narratore epico, del compositore di liriche ancestrali che crea sempre atmosfere inaspettate: uno straniamento necessario per un linguaggio universale, come quello dell’arte, che passa attraverso la conoscenza sensibile e quindi in simbiosi con il nostro inconscio e i nostri archetipi. “L’iconologia di Chimenti - ha scritto il decano dei critici d’arte Gillo Dorfles_ è del tutto particolare: che io sappia, non ci sono altri artisti che abbiano creato una serie di figurazioni così particolari, a prescindere dal valore tecnico e compositivo...” . Molto noto sia in Italia che all’estero, l’artista ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia 2011, inoltre ha esposto le proprie opere alla Quadriennale di Roma del 2003, al Muso MAGA di Gallarate e alla Gallery@49 di New York . Altri vernissage lo hanno visto protagonista anche a Chicago, Berlino, New York e Londra. In Italia ha tenuto mostre presso Gallerie ed istituzioni Culturali di prestigio.