Nessun inchino davanti casa del boss. Gip archivia il caso di San Procopio
Nessun inchino al boss di San Procopio durante la festa patronale. Questo l’esito dopo anni della vicenda su cui mette fine il Gip del Tribunale di Reggio Calabria Domenico Santoro. È stata infatti da lui accolta la richiesta di archiviazione del caso, su disposizione del Pm antimafia Luca Miceli.
Il fatti risalgono alla processione del 2014 di San Procopio, quando, secondo l'accusa, i portantini avrebbero reso "omaggio" al boss del paese, Nicola Alvaro. Per la magistratura, invece, non ci fu nessun "inchino". Nel decreto di archiviazione, infatti, viene precisato che: "la notizia di reato è infondata poiché non sono emersi elementi idonei a sostenere proficuamente l'accusa in giudizio nei confronti degli indagati".
Sotto indagine erano finiti il sindaco di San Procopio, Eduardo Lamberti Castronuovo (già assessore alla Legalità dell'ex Provincia di Reggio Calabria), il vicesindaco Antonio Cutrì, il parroco don Domenico Zurzolo e il maresciallo della caserma locale dei Carabinieri, Massimo Salsano.
Le indagini svolte dalla Polizia di Stato hanno consentito di ricostruire come corrisponde al vero che la statua del Santo Patrono si sia fermata dinnanzi all'abitazione del boss Nicola Alvaro, in cui viveva solo la moglie Grazia Violi, ma che la sosta, - di circa venti secondi - era, secondo i magistrati, identica a quella effettuata in tutte le abitazioni dalle quali si sporgevano dei fedeli per rendere omaggio al santo.a San Procopio