‘Ndrangheta. Schiaffo alla cosca Alvaro, nove arresti e diversi sequestri

Reggio Calabria Cronaca

Un blitz nella notte ha inferto un altro “schiaffo” alla ‘ndrangheta calabrese, andandone a colpire una pericolosa articolazione che operava a Sant’Eufemia d’Aspromonte e funzionalmente dipendente dalla potente cosca degli Alvaro (QUI) imperante a Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe.

Nove le persone finite in manette - quattro in carcere e cinque ai domiciliari - che, ritenute capi, elementi di vertice e prestanome del clan, devono rispondere, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa (agli Alvaro, appunto), trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.

L’operazione è in corso di esecuzione da parte degli uomini della Squadra Mobile reggina e del Commissariato di Palmi ed è coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura locale.

Gli investigatori, coadiuvati ai colleghi della Divisione Anticrimine della Questura, dei Reparti Prevenzione Crimine e di diverse Squadre Mobili del Centro e Nord Italia, stanno eseguendo anche diverse perquisizioni e sequestri di imprese, società, bar, ristoranti e beni immobili, per circa 2 milioni di euro, in provincia di Reggio, Ancona, Pesaro Urbino e a Milano.

IL SISTEMA IMPRENDITORIALE

Gli inquirenti l’hanno chiamata operazione “Eyphemos II” e mira a far luce su un’ampia serie di reati messi in atto per nascondere i beni derivanti dalle attività criminali, andando dunque a colpire il complesso imprenditoriale, societario e immobiliare utilizzato dal presunto boss Domenico Laurendi e da altri soggetti considerati “sodali di rilievo” dell’organizzazione già arrestati nello scorso mese di febbraio nell’ambito del primo “filone” dell’inchiesta (QUI).

Un “sistema” imprenditoriale che, secondo la tesi investigativa, sarebbe stato usato per infiltrarsi negli appalti, ripulire i proventi illeciti, penetrare nel tessuto economico-commerciale e mascherare gli stessi beni da apprensioni giudiziarie, oltre che per affermare il potere territoriale della cosca ed amplificarne quello economico.

Con l’accusa di aver aiutato questa “struttura” criminale sono stati arrestati, per concorso esterno, un commercialista, un imprenditore e un’impiegata. Altri soggetti sono accusati invece di intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio.

I particolari saranno resi noti nel corso di una conferenza che si terrà alle 11 nella Questura del capoluogo, alla presenza del Procuratore Giovanni Bombardieri, dell’Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Questore Maurizio Vallone che - tra l’altro - sta per lasciare la città per assumere un altro importante incarico al Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

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