‘Ndrangheta. Colpo al presunto capo del “banco nuovo”, sequestri tra Calabria e Marche

Reggio Calabria Cronaca

Un altro duro colpo ai patrimoni delle cosche egemoni nell’area dello Stretto è stato inferto stamani dalla Dda di Reggio Calabria che su ordine del tribunale ha fatto sequestrare - tra la Calabria e le Marche - beni per circa cinque milioni di euro ad un soggetto originario sempre del reggino e con interessi imprenditoriali nel settore dell’edilizia: Domenico Laurendi, detto “Rocchellina”.

L’uomo è stato coinvolto nell’operazione “Eyphemos(QUI), che ha indagato sulla locale di ‘ndrangheta di Sant’Eufemia d’Aspromonte, autonoma rispetto al clan di riferimento, ovvero quello degli Alvaro, ed al cui interno si ritiene lo stesso rivestisse rivestito un ruolo di vertice.

I sigilli - “apposti” dalle Fiamme gialle e dalla Polizia di Stato - sono così scattati per i compendi aziendali di una ditta individuale e due società operanti nel settore edile, tre terreni e sette fabbricati ubicati nelle province di Reggio, Ancona e Pesaro Urbino, oltre a rapporti bancari, finanziari, assicurativi e relative disponibilità.

Le indagini economico-patrimoniali, eseguite dal Gico hanno fatto tesoro dei risultati investigativi proprio dell’operazione Eyphemos, secondo cui l’imprenditore sarebbe stato appunto il “capo, promotore ed organizzatore” di una fazione mafiosa all’interno del locale, “con compiti decisionali e di pianificazione delle azioni delittuose da compiere”, sostengono gli inquirenti.

Sempre secondo gli inquirenti grazie al suo carisma criminale, sarebbe riuscito a “catalizzare un cospicuo numero di sodali desiderosi di fondare un banco nuovo”, cioè di formalizzare quell’autonomia che, di fatto, già da tempo sarebbe stata esercitata dal gruppo (QUI).

L’ipotesi è che l’imprenditore pianificasse anche le attività economiche da avviare e con cui riciclare il denaro e che coordinasse la realizzazione di atti di disposizione patrimoniale che - attraverso la presunta intestazione fittizia di beni a lui riconducibili - avrebbero avuto lo scopo di scansare eventuali misure patrimoniali.

Per questo è stato condannato in secondo grado a 19 anni di reclusione per il reato, tra gli altri, di associazione di stampo mafioso.

Su queste basi la Direzione Distrettuale Antimafia ha delegato il Nucleo di Polizia Economica Finanziaria reggino a svolgere una apposita indagine a carattere economico-patrimoniale finalizzata all’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

Indagine che ha portato a rilevare quello che si considera come il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dell’imprenditore, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla sua effettiva capacità reddituale.

Contemporaneamente gli investigatori ritengono di aver ricostruito le “complesse manovre elusive ed i meccanismi di mimetizzazione dell’effettiva titolarità di beni immobili, societari e finanziari”, che si sospetta intestati fittiziamente a suoi familiari e a terzi, ma di fatto nella sua disponibilità.