Zerbi (Idm) controcorrente: “perché da imprenditore agricolo dico si al Ceta”
La contrapposizione sul Ceta tra lo schieramento che si oppone con veemenza al Trattato e quello che invece lo sostiene con convinzione è qualcosa di più dello scontro sul contenuto di un accordo commerciale, è una battaglia culturale sull’idea di sviluppo dell’intero Paese Italia.
Sull’argomento interviene, controcorrente, il responsabile Agricoltura de L'Italia del Meridione, Filippo Zerbi, paventando quelle che secondo lui sono le eventuali opportunità offerte dal Ceta.
“Lo schieramento dei contrari – chiosa Zerbi - pare ignorare i grandi e importanti vantaggi per le imprese e per l’economia del Paese che derivano dall’abbattimento dei dazi e preferisce argomentare sulla presunta invasione di prodotti canadesi e ipotetica contraffazione mentre in realtà il Trattato per la prima volta inserisce norme e regolamenti per la tutela e il riconoscimento del Made in Italy sino a oggi inesistenti".
"L’introduzione della tutela IGP per 41 prodotti che - continua - rappresentano circa il 90% dell’export Italiano, prevedendo comunque per gli altri una tutela rappresentata dall’obbligo della indicazione di provenienza in etichetta e il divieto dell’utilizzo di “Italian Sounding”, ovvero di simboli che richiamano l’Italia su prodotti Canadesi, rappresenta una grande opportunità da inseguire e perseguire per aprirsi ad un mercato considerevole come quello canadese”.
Zerbi evidenzia poi necessario che il pericolo d’importazioni indiscriminate di carni contenenti ormoni, prodotti OGM o trattati con glifosato “è – dice - del tutto falsa perché a valere sono le norme Europee in materia sanitaria e ambientale.
La polemica del tutto strumentale restringe, inoltre, il campo esclusivamente a quello agricolo non tenendo conto di tutti gli altri aspetti esplicitati nell’accordo, come la liberalizzazione nel campo dei servizi e delle professioni e l'abolizione dei dazi nel settore manifatturiero, nel quale l’Italia è un attore assolutamente protagonista”.
In qualità di responsabile all’agricoltura de L’Italia del Meridione (Idm) afferma dunque di non poter condividere le affermazioni e la posizione favorevole espressa a riguardo dal consigliere regionale Orlandino Greco, ma anche come imprenditore agricolo ritiene sia necessario non soltanto “abbattere atteggiamenti pregiudizievoli e quindi di freno allo sviluppo e crescita di un settore come quello agricolo ma anche cambiare prospettiva”.
“Alla retorica bucolica del chilometro zero che – sostiene - vede la globalizzazione dei mercati come un demonio e non come un’opportunità si deve opporre quella di un’agricoltura moderna, avanzata, tecnologica, che deve incentivare e far propria l’esigenza di aprirsi ad altri mercati e sostenere la vocazione di quei produttori che intendono esportare i propri prodotti di eccellenza dandogli quel giusto valore e quel ritorno economico, necessario anche al sostentamento, che il più delle volte non è garantito nei propri contesti regionali e nel proprio Paese”.
“La mancanza di conoscenza del Trattato – aggiunge Zerbi - la non presa visione delle linee guide che sottendono all’accordo, portano a generiche e fuorvianti affermazioni, come l’effetto devastante che il Ceta potrebbe avere anche sul Made in Calabria, ma sono sempre più convinto che interessi diversi da quelli delle aziende moderne a vocazione internazionale si annidino all’interno di uno schieramento populista che con una campagna di disinformazione di massa ha trasformato un Trattato di liberalizzazione di scambi commerciali di un Paese a forte esportazione in un accordo letale per la nostra economia in un altrettanto Paese a bassissimo reddito pro-capite e – conclude - dove il Pil oscilla in irrisorie quanto mai ridicole percentuali".