Caso Giulia Montera. Reato a rischio prescrizione, il papà: “è una vergogna”
Sul caso di presunta mala sanità riguardante la piccola Giulia, difesa dall’avvocato Giovanni Zagarese del foro Castrovillari e Massimo Micaletti del foro di Teramo, si registra l'intervento del padre della piccola, Gabriele Montera, Presidente dell'associazione nazionale "Unalottaxlavita", che commenta la possibilità di prescrizione del reato nella vicenda che vede coinvolti Maria Grazia Pagliuso, Francesco Milillo e Giosualdo Cocone, rinviati a giudizio con le accuse di omissione di amministrazione di idonea terapia, mancata diagnosi, imprudenza, negligenza e imperizia.
"E’ una vergogna, è una realtà e un rischio difficile da digerire. Non è giusto uscirsene indenni come se nulla fosse successo. Giulia merita giustizia!" sbotta Montera aggiungendo che “Il diritto penale determina l'estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo: a distanza di molto tempo dal fatto, lo Stato non ha interesse a punire la relativa condotta, e ciò potrebbe avvenire anche nel nostro caso, che va avanti da anni”.
“Tutto questo - sottolinea il papà di Giulia - non ha alcun senso per un padre che chiede giustizia, e non è neppure giusto nei confronti di tutti quei professionisti, e sono tantissimi, che ogni giorno svolgono con impegno e dedizione il proprio lavoro".
Montera si rivolge agli imputati, a quelle stesse persone oggi a processo, richiamando i principi di sacralità del giuramento di Ippocrate rivendicando, di fatto, il pieno diritto a conoscere la verità sul perché oggi la figlia sia affetta da patologie gravissime.
"Anche voi medici imputati – continua - avete diritto ad una giusta sentenza, ed è giusto che siate assolti se avete fatto bene, così come è giusto siate condannati penalmente se avete commesso errori. Da cinque anni sostengo che mia figlia è vittima di malasanità attraverso tv, radio locali e nazionali e carta stampata: da altrettanti anni, la controparte sostiene invece il contrario, ovvero di essere innocente e di avere svolto il proprio compito con professionalità e dedizione, tesi non tanto credibile dopo che un incidente probatorio ed il conseguenziale rinvio a giudizio pende sul loro capo: chiedo ai medici, già rinviati a giudizio, di non sfuggire alla sentenza di una Corte soltanto perché una prescrizione lo consente, bensì di lasciarsi giudicare sempre”.
“Spero – continua Montera - che talune persone abbiano una dignità umana e morale. Non potrò mai dimenticare le accuse mosse da questi camici bianchi nelle quali mi si additava come l’unico responsabile del danno di mia figlia, pesa come un macigno il fatto che mi è stato negato il diritto di essere chiamato papà. I medici in questione, seppur graziati dalla prescrizione, sempre colpevoli rimarranno se nessuna sentenza li proscioglierà dal reato”.
In questa storia, secondo il papà della piccola Giulia, una cosa sarebbe certa: “una bambina – afferma - sta pagando un prezzo troppo alto e, sebbene la legge italiana consente di evitare il giudizio per intervenuta prescrizione, esiste comunque un tribunale divino al quale è impossibile sottrarsi: pertanto, chiedo ai medici coinvolti di fare sì che la giustizia possa fare il proprio corso. Chiedo di rinunciare alla prescrizione: se in cuore vostro sapete di essere innocenti, nessun giudice potrà mai condannarvi e attribuirvi colpe inesistenti. Cosa diversa, invece, se siete colpevoli”.
“Dimostrate ai vostri figli – prosegue il presidente della Onlus - che siete comunque buoni padri e buone madri di famiglia e siete pronti, come giusto che sia, a prendervi le vostre responsabilità e pagare per gli errori fatti se errori avete commesso. Ho fede, voglio augurarmi un cambio di rotta, un sussulto di responsabilità, voglio sperare nella dignità delle persone e nell’ onore dei singoli. La verità è la cosa più bella che possa esistere, nessuno è perfetto e tutti possono sbagliare, ma fuggire dalle proprie responsabilità non posso accettarlo".
Il papà della piccola, originario di Corigliano ma da anni domiciliato a Palermo, conclude sottolineando come "la regione che diede i Natali alla bambina non sia in grado di assisterla per mancanza di strutture idonee, tanto meno il futuro ospedale unico che dovrebbe sorgere nella Sibaritide lascia ben sperare".