Scoperta rete di pedofili a Trento, tra gli arresti anche magistrato reggino
Ci sarebbe anche il magistrato dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, Gaetano Maria Amato, nell’inchiesta della Procura di Trento per una presunta rete di pedofili dediti allo scambio di immagini online.
Nell’operazione sono state arrestate 10 persone, eseguite anche 47 perquisizioni e sequestrato ingente materiale informatico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori.
La notizia del fermo del togato era stata diffusa lo scorso 2 ottobre, nell'ambito di un'indagine della Procura di Messina, ma le indagini, condotte dalla polizia postale di Bolzano e coordinate dal pm trentino Davide Ognibene, sono iniziate circa un anno e mezzo fa dall’analisi del pc di un uomo di 40 anni, altoatesino, residente in val Pusteria.
Dall’inchiesta emergerebbe una rete creata su una piattaforma di voip criptato, scoperta a seguito del fermo del 40enne, appunto, che è stato trovato in possesso parecchio materiale digitale contenente esibizioni pornografiche di minorenni.
L’arrestato, una volta scoperto, ha detto di aver scaricato tutto da internet, preso da persone di cui tuttavia non è stato in grado di fornire nomi.
Le dichiarazioni hanno però insospettito gli investigatori della Polizia delle Comunicazioni che hanno così individuato, tra le prove digitali del computer sequestrato, un intenso utilizzo dell’applicazione Voip ed una rubrica composta da un centinaio di contatti dislocati su tutt’Italia.
Gli investigatori sono riusciti, attraverso l’utilizzo di particolari software, a ricostruire moltissime conversazioni dalle quali emergerebbe la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minori.
Al termine delle indagini il 40enne sarebbe risultato come il fulcro della rete, con oltre un centinaio di contatti con i quali lo stesso, a volte presentandosi come madre di una bambina minorenne, affermava essere attratto sessualmente da bambini e offrendo ai suoi interlocutori, materiale pedopornografico.
Gli investigatori hanno quindi indentificato 48 persone che avrebbero prodotto e condiviso materiale illecito da diverse regioni, come Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.