Mafia, ne hanno discusso gli alunni del Liceo Pitagora con il sociologo Marco Omizzolo
Il 3 novembre 2017, nell'aula magna del Liceo Classico 'Pitagora', si è svolto l'incontro con il sociologo Marco Omizzolo, che ha presentato il suo ultimo libro "La Quinta Mafia", alla presenza di giornalisti, operatori dell'associazione 'Agorà, degli alunni delle classi 3°E, 4°D, 5°B e 5°D, delle docenti Melillo, Ripolo, Sabatino, Vrenna. Hanno introdotto i lavori la docente Anna Melillo ed il referente dell'Agorà Fabio Riganello.
Il sociologo ha parlato dell'infiltrazione mafiosa nelle aziende agricole della provincia di Latina, che sfruttano immigrati indiani provenienti dalla regione del Punjab come braccianti agricoli. Essi, vittime di una vera e propria tratta di esseri umani, sono presenti in massiccio numero nell'agro pontino, lavorano ben 14 ore ogni giorno, percepiscono circa 2 euro all'ora e sono sottomessi a veri e propri caporali che hanno il completo controllo delle loro vite. Omizzolo racconta questi fatti con crudo realismo, dall'alto della sua esperienza. Egli, infatti, correndo numerosi rischi, ha affrontato viaggi in India, ha frequentato per un anno la comunità indiana ed ha vissuto con questa per diversi mesi, lavorando al fianco dei braccianti agricoli e constatando in prima persona le disumane condizioni di vita degli indiani nei campi. All'interno delle loro buste-paga risultavano solo 3 o 4 giorni lavorativi, contro i 30 effettivi, con stipendi che di poco superavano i 250 euro.
Omizzolo, insieme ad avvocati e giornalisti, ha contribuito allo svolgimento delle indagini che hanno condotto a denunce, arresti e, in alcuni casi, all'affrancamento di alcuni indiani dalla propria condizione di assoggettamento ed alla conquista del diritto ad un lavoro equamente retribuito. Attraverso l'indagine sociologica ed un dialogo orizzontale con gli sfruttati, ha dato voce a questa comunità, spronando molti a fare valere i propri diritti. Tutto questo lavoro ha avuto il suo culmine nello e sciopero dei braccianti del pontino del 18 aprile 2016, che ha finalmente manifestato quanto ancora fosse presente la piaga del caporalato in varie zone della penisola. "Che fare per osteggiare le mafie?" chiede dunque Omizzolo ai presenti. La cosa fondamentale è contrastare l'atteggiamento che è alla base del 'modus operandi' mafioso. Se ognuno pensa solo al proprio 'orticello', la mafia dilagherà indisturbata nel tessuto sociale. Bisogna agire per il bene dell'umanità sperando che lo Stato, prima o poi, si svegli e decida finalmente di combattere le mafie e le sue manifestazioni con maggior vigore.
Il silenzio delle Istituzioni, dai cui scranni è giunta l'affermazione che gli indiani si vedono solo nei western e non nel territorio oggetto dell'inchiesta, colpisce la sensibilità degli alunni che interagiscono con il sociologo attraverso numerose domande. La consapevolezza che questi fatti non accadono solo a Rosarno, Vittoria, Sabaudia, Fondi, Gaeta ma anche in Emilia, in Veneto ed in tante parti d' Italia fa riflettere sulla condizione paraschiavistica di circa 450.000 persone, invisibili al mondo circostante, trasparenti dinanzi alle coscienze distratte dei cittadini italiani. L'uditorio ricorda il sacrificio di Paola Clementi, morta di fatica nelle campagne pugliesi, ma rammenta anche l'introduzione della Legge 199 del 2016 che contempla, per la prima volta, il reato di riduzione in schiavitù ed il caporalato, prevedendo l'arresto del 'padrone' e la confisca dei beni.
Omizzolo parla di persone spogliate della loro dignità, costrette a fare uso di sostanze oppiacee ed anfetamine per sopportare le 14 ore continue di lavoro, indotte a pagare affitti per tuguri invivibili ed a pagare migliaia di euro per una carta di identità o un passaporto, lontane dalla famiglia, disumanizzate, la cui vicinanza è appena avvertita da chi, compresso nel suo egoistico cinismo, non vede e non sente... La domanda è: ' Si può continuare ad ignorare questo mondo parallelo?'.
Non si può che rispondere di no.
Lui, da giornalista e sociologo, ha penetrato questi ambienti, è entrato nell'assetto culturale di questo mondo per destrutturarlo, per rifondare un nuovo modo di vedere e percepire la vita ed i diritti. La ribellione e la presa di coscienza da parte di chi pensava che fosse normale pagare un 'capo' per vedersi riconosciuta la possibilità di essere sfruttato, malpagato, disumanizzato, ha trovato una valvola di sfogo ed una speranza in un futuro diverso, grazie all'azione di chi continua ad aiutare, sostenere, 'abbracciare' queste persone che oggi, nel 2017, conoscono la schiavitù!