Colombo (AI): “mafia da combattere con le leggi non con gli slogan”
“Le motivazioni riguardo allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Lamezia Terme devono far riflettere, al netto di tutte le partigianerie politiche che si sono già aperte da tempo, riguardo tutto un sistema ed una legge, quella appunto relativa agli scioglimenti per condizionamenti mafiosi dei consigli comunali, che va rivista ed aggiornata. In Calabria sono stati disposti ben 5 scioglimenti per altrettanti comuni, un dato allarmante che mette a nudo la contiguità e la collusione delle istituzioni con apparati mafiosi, effetti e situazioni che purtroppo si verificano con una certa regolarità e che ritardano, e spesso non permettono, lo sviluppo delle comunità dove soprattutto la cappa mafiosa si fa sentire di più ed il più delle volte tira le fila per tutta una serie di fattori politici ed amministrativi, in primis assegnazione di appalti”.
Uno spaccato che emerge dai recenti fatti di cronaca e che viene ripercorso da Igor Colombo, rappresentante di Azione Identitaria.
“Per quanto riguardo il recentissimo scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme, nella relazione del Ministro Minniti si fa cenno al fatto che il sindaco ed il vice-sindaco siano gli avvocati difensori di esponenti delle cosche mafiose, quelle stesse cosche mafiose che hanno sostenuto e procacciato voti per alcuni eletti in quel civico consesso sciolto lo scorso 24 novembre per infiltrazioni mafiose. Alla luce, soprattutto, di queste motivazioni, insieme alle altre che saranno pubblicate per intero sulla Gazzetta Ufficiale, diventa d’uopo mettere mano all’ordinamento ed alla legge stessa sugli scioglimenti che, seppur con qualche leggero accorgimento marginale nel corso degli anni, è ormai stantia e redatta nell’epoca in cui i sindaci non venivano eletti direttamente dai cittadini”.
“In virtù della relazione del Ministro dell’Interno riguardo allo scioglimento del Comune di Lamezia Terme, - è il suggerimento di Colombo - si potrebbe già da subito vietare candidature di legali penalisti che difendono cosche mafiose (nel caso specifico di Lamezia era “morte annunciata” e si sarebbe potuta evitare la figura del “cane che si morde la coda” da parte dello Stato), purtroppo in una regione come la Calabria sono tanti coloro i quali svolgono o hanno svolto tali attività ed hanno occupato ed occupano ancora posti di rilievo nelle istituzioni, ed introdurre nel nostro ordinamento la Legge Lazzati, sponsorizzata e portata avanti da anni dall’emerito giudice Romano De Grazia, che vieta ai sorvegliati speciali la propaganda elettorale”.
“Io sono stato il primo, seguito poi a stretto giro di boa, dal M5Stelle a chiedere, nell’imminenza dell’operazione Crisalide, l’invio della Commissione d’accesso al Comune di Lamezia Terme per far luce e chiarezza su quanto era accaduto – prosegue la nota - ricordo anche in tempi non sospetti, di aver suggerito pubblicamente all’allora candidato sindaco del centrodestra, Paolo Mascaro, il ritiro della lista del Cdu dalla competizione elettorale del 31 maggio 2015 a Lamezia Terme a seguito dell’arresto del candidato coinvolto nell’operazione denominata “Columbus”, che proprio mercoledì scorso è stato condannato a 18 anni in primo grado”.
“Se non si prende coscienza del fatto che la mafia non è una entità astratta ma una realtà che vive, in città come Lamezia, spesso in perfetta simbiosi con le istituzioni politiche e, pertanto – conclude il coordinatore regionale di AI - la si deve combattere non a slogan bensì con leggi speciali ed efficaci che ne vadano ad inficiare il suo mettere radici all’interno degli apparati pubblici per sradicarla dagli stessi apparati istituzionali”.