Commenti. Ecco perché la sanità invece di far bene al sud fa molto male
Caro Riccardo Iacona, nella tua trasmissione Linea Diretta di lunedì scorso hai ben rappresentato la sanità italiana divisa in due: funzionante al nord Italia e disastrosa al sud.
Purtroppo da te mi sarei aspettato che ti saresti chiesto i motivi per i quali c’è questa eclatante differenza in sanità tra il nord e il sud Italia. La sola “fotografia” della differente situazione, senza illustrazione delle cause che la ha generata induce a pensare che, al solito, i meridionali sono degli incapaci.
Stavolta le cose non stanno così perché il motivo vero è il sotto finanziamento della sanità del sud e il sovra finanziamento di quella delle regioni del nord rispetto agli effettivi bisogni delle rispettive popolazioni.
Il sotto finanziamento delle regioni meridionali è dovuto al criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni basato sul “calcolo della popolazione pesata” che penalizza fortemente le regioni dove ci sono residenti in giovane età.
Infatti, questo calcolo prevede che per un ragazzo di 10 anni il finanziamento pro capite è di 0,226 euro mentre per un anziano di oltre 74 anni è di 2,906 euro, e visto che nelle regioni del nord ci sono molti più anziani che nel sud di conseguenza vi vanno molti più soldi rispetto sud.
Se a ciò aggiungiamo che nelle regioni del sud ci sono molti più malati di patologie croniche ad alta spesa sanitaria si capisce bene che a fronte di un finanziamento sottodimensionato, al sud, corrisponde una necessità di spesa sanitaria molto più elevata.
Allora la vera rappresentazione della sanità italiana è che al nord Italia dove ci sono meno malattie croniche vanno più finanziamenti mentre al sud Italia dove ci sono più malattie vanno meno finanziamenti, il tutto certificato da tutte le istituzioni deputate alla gestione della sanità o al suo monitoraggio: Istat, Parlamento con gli annuali “Rapporti Sanità”, Agenas, Ministro della salute Fazio, Conferenza Stato-Regioni, piattaforma nazionale Simg medici di famiglia Health Search, Fnomceoi, DemoskopiKa e altri istituti di statistica sanitaria.
E visto che il criterio del riparto dei fondi sanitari alle regioni basato sul calcolo della popolazione pesata dura fin dal 1998 ne consegue che il sotto finanziamento alle regioni del sud dura da 19 anni. A questo punto è avvenuta una cosa ancora più grave perché al danno del sotto finanziamento al sud a fronte della presenza qui di una maggiore incidenza di malattie croniche si è aggiunta la beffa da parte dei governi e dei ministri della salute della imposizione alle regioni del sud dei piani di rientro e dei commissariamenti che hanno imposto ai malati del meridione ulteriori restrizioni e tagli in sanità.
Infatti, è avvenuto che nel sud a fronte del sotto finanziamento, frutto del calcolo della popolazione pesata sopra citata, e con la presenza di molte maggiori patologie croniche ad alta spesa sanitaria, si è, per forza di cose, speso di più.
I governi e i ministri della salute basandosi solo su un calcolo economico e senza valutare la maggiore presenza di malattie al sud, hanno imposto a queste i piani di rientro e i commissari con l’intento di far restituire al sistema sanitario nazionale da parte di queste ultime regioni i presunti soldi spesi in più.
Ne consegue che le regioni meridionali con meno finanziamenti in partenza ma con molti più malati cronici hanno dovuto fare dei tagli ulteriori sul già insufficiente finanziamento con la conseguenza che nel sud i malati non si possono curare e si muore prima.
E non è ancora finita perché il malato cronico che non si può curare peggiora, si aggrava e non potendosi curare al sud deve recarsi nei centri di eccellenza del nord per cui un ulteriore flusso di denaro in sanità va dal sud al nord (ad esempio la Calabria spende ogni anno circa 300 milioni di euro per spese sanitarie fuori regione), con ulteriore aggravio del “deficit sanitario” del sud e conseguente aggravio dei tagli e sacrifici dei piani di rientro.
Tutto ciò avviene perché alla Conferenza Stato-Regioni che è l’Istituzione deputata al riparto dei fondi sanitari alle regioni vale la regola che per modificare i criteri del riparto dei fondi sanitari vi deve essere l’unanimità e visto che, ad esempio la Valle D’Aosta può spendere pro capite mille euro in più della Campania, mai e poi mai la Valle D’Aosta potrebbe accettare di ridursi le spesa sanitaria a benefico della Campania.
Che fare? 1) Modificare la regola della unanimità alla Conferenza stato-regioni e 2) finanziare la sanità regionale in base alla numerosità delle malattie e non sul calcolo della popolazione pesata.
Giacinto Nanci, medico di famiglia a Catanzaro.