Meridem: “Università del sud sono allo sbando”
A cominciare dalla riforma del Ministro Berlinguer delle Università i governi italiani che si sono succeduti negli ultimi decenni “hanno fatto a gara per distruggere il sistema universitario italiano che era uno dei fiori all’occhiello della nazione, preso spesso ad imitazione in altre nazioni per la qualità dei laureati italiani. Se da un lato il passaggio alle lauree brevi (3+2) ha fatto scadere il valore dei titoli di studio ed il grado di preparazione dei laureati (cosa voluta ad arte dalla Confindustria per abbassare gli stipendi dei tecnici nelle industrie), dall’altro l’autonomia finanziaria sta portando gravissimi problemi a molti atenei, in particolare quelli piccoli e quelli meridionali”.
A sostenerlo sono i Meridionalisti Democratici della Sezione Calabria “Federico II” spiegando ancora che a partire dalla ministra Gelmini in poi sono sarebbero stati “ideati criteri di ripartizione dei fondi destinati alle Università che penalizzano fortemente le università del Sud Italia, quelle di piccole dimensioni, ma che consentono a tanti ragazzi dei territori di non dover andare a studiare lontano da casa, e quelle giovani come ad esempio l’Università della Calabria che con le nuove regole varate da questo Governo non potrà assumere giovani ricercatori perché essendo un’Università nata da poco tempo non ha docenti in età di pensione”.
Uno dei criteri di ripartizione dei fondi, aggiungono i Meridem è poi quello della valutazione degli atenei e del lavoro scientifico che vi si svolge, “gestita dall’Anvur – affermano - in maniera tale da aver innescato una lotta tra gli atenei che invece di collaborare per lo sviluppo scientifico e tecnologico della nazione fanno a gara a chi può arraffare più soldi dallo Stato, pena la chiusura degli atenei, realizzando non ricerche utili allo sviluppo, ma necessarie, in base ai parametri dell’ANVUR, ad ottenere finanziamenti.”
Di queste cose si è discusso il 23 e 24 gennaio scorso all’Assemblea Nazionale sull’Università organizzata dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza della CGIL. E tra i tanti problemi affrontati una cosa è stata detta da tutti gli intervenuti da molte Università italiane, da Nord a Sud: le università meridionali sarebbero volutamente penalizzate dai criteri di ripartizione dei fondi.
“È una cosa che – sbottano i Meridionalisti Democratici - abbiamo denunciato più volte, ma che fa piacere sentire dalla bocca di docenti e ricercatori di Università del nord Italia, perché serve a convincere anche gli scettici ascari meridionali che il Sud, nei programmi di tutti i Governi finora avuti, deve rimanere nello stato di colonia interna in cui si trova altrimenti anche l’ormai fragile economia del nord crolla”.