Fotomontaggio shock della Boldrini, Procuratore: “l’abuso di Fb è un problema sociale”
Minaccia aggravata. È questo il reato che viene contestato a Gianfranco Corsi, l’uomo di Torano Castello, nel cosentino, ritenuto responsabile di aver creato il foto montaggio shock della presidente della Camera Laura Boldrini.
Al 58enne gli inquirenti sono arrivati sabato sera ma la sua denuncia è scattata ieri dopo che è stata eseguita una perquisizione nella sua abitazione.
Secondo quanto confermato dal Procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, Corsi non è legato ad ambienti criminali o ad estremisti.
È quanto emerso nel corso della conferenza stampa che gli investigatori hanno tenuto stamani per esporre i dettagli dell’indagine avviata dopo l’apparizione su Facebook del post contenente la macabra foto che ritraeva la presidente della Camera dei Deputati sgozzata e alcune frasi apparse minacciose oltre che di evidente cattivo gusto.
Gli agenti Cnaipic, il Centro anticrimine informatico della Polizia, sono risaliti al 58enne tramite le tracce web lasciate dal presunto autore del messaggio e anche grazie alla collaborazione di Facebook.
Il procuratore Spagnuolo, riferendosi a quanto accaduto ha tenuto così a parlare del ruolo di internet ai giorni nostri, il cui uso a sui dire sarebbe fatto con “disinvoltura dai cittadini” quasi come “se si potesse fare tutto in rete, anche delinquere e commettere reati perché è un non luogo”, ha affermato il magistrato.
Per Spagnuolo si tratterebbe dunque di un “problema sociale, più che giuridico e penale e questi - ha sottolineato - sono reati puniti e sanzionati in maniera blanda, il legislatore ha fatto questa valutazione”.
Nel frattempo il profilo Facebook di Corsi è stato oscurato e il filmato postato da suo fratello Roberto, che in qualche modo ne giustificava l'operato, è diventato “motivo di attenzione”, come confermato dal Questore di Cosenza, Giancarlo Conticchio.
Alla conferenza stampa erano presenti anche i dirigenti di Digos e Polizia Postale che al momento non hanno ancora esaminato a fondo gli strumenti informatici finiti sotto sequestro.
“La foto - come ha detto Vincenzo Cimino, dirigente del Compartimento di polizia postale e delle comunicazioni della Calabria - sembra sia stata acquisita da un blog e riutilizzata, ma i contenuti sono in fase di accertamento”.