Intimidazione all’azienda di rifiuti, arrestato il presunto incendiario
A circa quattro anni di distanza da quella che viene ritenuta come una chiara intimidazione mafiosa, ovvero l’incendio di un autocompattatore dell’Avr, azienda che si occupava della raccolta rifiuti a Condofuri, nel reggino, gli investigatori ritengono di aver fatto luce sull’accaduto.
Nelle ultime ore sono infatti scattate le manette un 37enne pregiudicato del posto, Andrea Casili, accusato di danneggiamento e tentata estorsione, aggravati dalle modalità mafiose, e che è finito in carcere su ordine del Giudice per le indagini del Tribunale del capoluogo.
Il provvedimento arriva al termine di meticolosa indagine svolta, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia, dai carabinieri della stazione di Condofuri San Carlo, che avrebbe permesso di raccogliere dei “chiarissimi ed univoci elementi di colpevolezza” a carico del 38enne, riconosciuto come il responsabile, in concorso con altri ancora non identificati, dell’incendio del mezzo.
Il danneggiamento avvenne intorno alla mezzanotte di domenica 18 maggio del 2014, all’interno delle pertinenze dell’ex plesso scolastico “Bachelet” di Condofuri Marina. Il rogo, oltre a coinvolgere l’autocompattatore (del valore di oltre 150mila euro) raggiunse, danneggiandoli irreparabilmente, anche altri due mezzi d’opera appartenenti all’Amministrazione comunale.
Sin dalle prime battute, l’episodio fu inquadrato in un chiaro intento della cosca locale di ‘ndrangheta dei “Rodà-Casile” di affermare il proprio “controllo” del territorio e, nello specifico, sulle attività economiche che esercitavano nella zona.
Gli inquirenti ritennero che l’incendio fosse proprio una ritorsione contro la società Avr, rea di non aver autorizzato l’assunzione di alcuni personaggi ritenuti contigui alla cosca, tra i quali l’arrestato di oggi: in questo contesto sarebbe maturata la decisione danneggiarne gravemente il mezzo.
Fin dall’accaduto i Carabinieri avevano raccolto quelli che ritenevano degli “importanti elementi indiziari” a carico di Casili, che sarebbero stati confermati anche dalle dichiarazioni di alcuni testimoni che lo avrebbero notato nei presi dell’ex edificio scolastico e in degli orari compatibili con l’incendio.
Pochi mesi dopo, inoltre, alcuni sospetti sul presunto “spessore criminale” del 38enne, avrebbero trovato conferma - sempre secondo gli investigatori - dopo una perquisizione domiciliare svolta dai militari presso l’abitazione reggina dell’uomo, ritrovando una pistola con la matricola abrasa e arrestandolo, in flagranza, per la sua detenzione illecita.
Al termine delle formalità Casili è stato accompagnato nella casa circondariale di Reggio Calabria-Arghillà.