I Dems Calabria chiedono la testa di Magorno, “è necessario cambiare marcia”

Calabria Politica

“Non abbiamo più bisogno di questo Pd: o si cambia marcia o anche quel 13% preso in Calabria rischia di diventare un dato a una sola cifra”. È l’appello promosso dai Dems Calabria che poi chiede “un processo che vada oltre questa esperienza e avvii nei territori la costituzione di una Coalizione civica in grado di presentarsi alle prossime elezioni regionali tra meno di venti mesi per competere e rilanciare la Calabria”.

Poi la lunga e attenta disanima del risultato elettorale, in cui per i Dems è emerso che “il Partito democratico in Calabria non c’è più. L’ampiezza della disfatta elettorale calabrese, che colloca il Pd al 13% nella circoscrizione 1 Cosenza e al 14% nella circoscrizione 2 Catanzaro-Reggio Calabria, ci porta a constatare che dopo undici anni il progetto del Partito Democratico è arrivato ormai al capolinea. In questi ultimi tre anni abbiamo perso poi in tutte le competizioni amministrative (in Calabria basta ricordare le sconfitte di Vibo Valentia, Lamezia Terme, Crotone, Cosenza e Catanzaro) e nella nostra regione il Referendum del 4 dicembre ci ha consegnato uno dei dati più bassi del Sì: praticamente uno tsunami annunciato”.

I Dems hanno rintracciato i motivi della disfatta: “una visione feudale e padronale del Partito” che “lo ha ridotto a un organismo che è diventato una sommatoria di dirigenti del Pd cooptati nelle segreterie particolari degli assessori regionali della Giunta Oliverio, costretti a ossequiare il potente di turno. Tutto ciò è stato accompagnato dal passaggio di armi e bagagli verso il renzismo che è sembrato un altro episodio di trasformismo meridionale, accattone e subalterno a logiche di potere che non hanno fatto altro che rendere marginale il Mezzogiorno per accaparrarsi qualche prebenda”.

“La Calabria ha pagato e continua a pagare un duro prezzo anche perché, l’avere abbandonato il progetto politico che stava alla base della vittoria delle elezioni regionali e che metteva al centro prima di tutto la nostra regione, ha fatto prevalere interessi esterni alla Calabria facendola diventare una terra di conquista, di lobby e di poteri che hanno agito contro i calabresi”.

Poi l’invito: “c’è bisogno di una vera fase costituente allargata a tutta la sinistra, alle forze democratiche e al mondo delle associazioni per verificare se ci sono le condizioni perché si possa incominciare a costruire il Partito Democratico. Non servono vecchi percorsi triti e ritriti o le liturgie dei congressi che si trasformano in un votificio. Il nostro compito deve essere quello di discutere seriamente le ragioni della sconfitta. Serve una riflessione severa e radicale ed è necessario aprire un percorso condiviso attraverso una guida collegiale in questa fase delicatissima che rischia di far scomparire il Pd dalla scena politica calabrese e nazionale. Ecco perché Magorno si deve dimettere, non bisogna giocare sui cocci del Partito Democratico.

“Non servono più quei congressi con primarie che il 30 aprile 2017 hanno eletto Renzi segretario: nei due seggi del Comune di Diamante, ad esempio, Renzi prese in quella occasione 1280 voti, oggi alle elezioni della Camera l’intera Coalizione ha preso 523 voti, il solo Pd 361; al Senato invece dove era candidato il segretario Magorno la Coalizione ha raggiunto 693 voti e il Pd 639, meno della metà di quelli che un anno prima avevano eletto in quel Comune Renzi segretario”.