Omicidio Ficara. Volevano i suoi soldi, le entrarono in casa e l’ammazzarono ferocemente
Sapevano che in quella casa la vittima aveva dei soldi in contanti. Una bella cifra, si parla di 50 mila euro, che aveva suscitato i loro appetiti. Altre volte erano entrati di nascosto nell’abitazione, quando non c’era nessuno, ma non erano mai riusciti a trovare il gruzzolo. Poi avevano iniziato a controllare i movimenti della vittima, facendo alcuni passaggi in auto nella zona, sostandovi per un po’.
Quel pomeriggio di fine ottobre scorso, era il giorno 21, una Fiat Multipla azzurra e una Fiat 500 nocciola avevano rifatto il giro. Poi il blitz: alle 6 di sera convergono entrambe davanti al condominio, aspettano che la donna torni dalla messa. Così avviene dieci minuti dopo le 19. La 500 fa una inversione repentina, la Multipla la raggiunge.
In qualche modo in due riescono ad entrare in casa della vittima: chiedono dove siano i soldi, probabilmente l’anziana si rifiuta; parte così una violenta aggressione - “brutale” la finiscono gli inquirenti - che le fratturerà ben dieci costole e la lascerà morta a terra nella sua camera da letto.
È quanto hanno ricostruito gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria che hanno cercato di comprendere la dinamica che ha portato all’omicidio di Maria Ficara, l’88enne assassinata nella sua abitazione alla fine dello scorso anno.
A trovarne il cadavere erano stati i familiari che, preoccupati di non averla vista, il giorno dopo erano andati a cercarla a casa, scoprendo il suo corpo esanime e l’abitazione completamente messa a soqquadro, e che chiamarono subito il 113.
Già i primi sopralluoghi della Scientifica e delle Volanti allora non lasciarono dubbi sul fatto che l’assassinio fosse riconducibile ad una rapina finita male. La donna in passato aveva infatti subito altri furti.
Da qui sono partire le indagini della Mobile, coordinate dalla Procura, che hanno analizzato attentamente le immagini delle videosorveglianze presenti in zona.
Gli investigatori hanno poi effettuato delle intercettazioni ambientali e telefoniche al punto da ritenersi certi di aver identificato i presunti aggressori e assassini della pensionata.
In tre sono stati prelevati a casa e portati in carcere: Massimo Berlingeri, detto “u stuppatu”, 44enne di Reggio Calabria; Benito Alessandro Bevilacqua, 24enne, e Patrizia Caristo, di 30, entrambi invece di Melito Porto Salvo.
Le accuse nei loro confronti, in concorso, sono di rapina aggravata e omicidio preterintenzionale. Alla Caristo e a Bevilaqua - che sono conviventi - si addita anche la responsabilità di alcuni furti commessi nella zona sud della città.
Secondo l’accusa sarebbero stati “quotidianamente dediti” ad effettuare rapine, furti e scippi prendendo di mira anziani e donne, studiandone le abitudini, gli stili di vita e i movimenti. Sempre secondo gli inquirenti, insomma, sarebbero dei “rapinatori seriali”.
Il Gip che ha firmato il loro arresto ha anche emesso un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, per un episodio di furto aggravato, nei confronti di un 18enne reggino.