Arte, incontro su Sandro Botticelli
Si terrà domani, martedì 27 marzo alle 17,30 l’evento dedicato a Sandro Botticelli. L’incontro, che rientra nel ciclo di incontri sul tema “La percezione visiva da Giotto a Dalì (come leggere un quadro)” curati da Elvira Leuzzi Calveri, si terrà nella Sala di San Giorgio al Corso.
La studiosa, dopo avere discusso nei precedenti incontri di Giotto e Masaccio che sono alle origini dell’arte figurativa occidentale, si intratterrà sulla figura e l’opera di Sandro Filipepi, universalmente conosciuto con il nome di Botticelli (1445-1510).
Nato e vissuto nella Firenze medicea, a contatto con gli artisti e gli intellettuali che ruotavano intorno alla figura di Lorenzo il Magnifico, Botticelli ha seguito e accompagnato la parabola storica e culturale di Firenze, dalle prime entusiasmanti scoperte filologiche, filosofiche e letterarie dell’Umanesimo fiorentino alle inquietudini religiose ed esistenziali dell’ultimo decennio del Quattrocento, alimentate dalle incertezze politiche verificatesi alla morte di Lorenzo e dalla presenza, nel Convento di San Marco, di Girolamo Savonarola, interprete, in una Firenze gaudente ed economicamente ricca e prospera, di una Chiesa penitente, quasi medievale – si ricordino tra il 1497 e il 1498 il “falò delle vanità” accesi dai seguaci del Frate, tra i quali lo stesso fratello del Botticelli - che si ergeva contro lo spirito del tempo, sempre più profano e mondano, che con Alessandro VI (Rodrigo Borgia) era persino giunto nel 1492 al soglio di Pietro.
L’arte di Sandro Filipepi, artista dalla sensibilità acuta e interprete della società del suo tempo, ha risentito nello scorrere degli anni dei diversi momenti spirituali e culturali della sua Firenze. Da interprete dei circoli filosofici ed intellettuali medicei egli dipinse opere quali la “Primavera”, “La nascita di Venere”, “Venere e Marte” “Pallade che doma il Centauro” che, lungi dall’essere il frutto di una mera riscoperta del mondo classico e della sua mitologia pagana, si prestavano invece a sottili interpretazioni allegoriche ispirate al neoplatonismo imperante alla corte dei Medici (Marsilio Ficino, Poliziano ed altri).
Più tardi, scosso dalla predicazione di Savonarola e da una crisi esistenziale e mistica, acuita anche dalla complessa situazione politica della Firenze e dell’Italia del tempo che si apprestava a divenire terra di scontro tra le grandi potenze europee (Francia, Spagna, Austria) e a perdere la sua indipendenza, egli ha realizzato opere forse meno belle dal punto di vista formale ma di rara potenza drammatica: “La calunnia”, la “Natività Mistica”, “Compianto su Cristo morto” fino alla “Crocifissione simbolica” del 1502, espressione della fine di un’epoca storica ed anche della conclusione di una esperienza umana e artistica.
Ciò non significa che Botticelli in precedenza non avesse realizzato opere religiose (Madonne, Natività e, soprattutto, i tre affreschi nella Cappella Sistina” Le prove di Mosè”, “Le prove di Cristo”, “La punizione di Qorah, Dathan e Abiram”) ma che l’intensità e il pathos delle opere finali sopra citate, prima che il silenzio, durato fino alla morte, scendesse sull’’artista, rappresentano uno dei momenti più alti dell’arte sacra italiana.