Firenze. Calabresi al centro del racket: operai sfruttati costretti all’affitto delle case occupate
Il tutto avrebbe girato intorno ad una cooperativa edile, la Gamma di Firenze, i cui gestori di fatto - secondo gli inquirenti - sarebbero stati due fratelli di origine calabrese.
Nella coop venivano impiegati degli operai di origine rumena sottopagati e sistemati, ma a pagamento ed abusivamente, in delle abitazioni dell’Inps nella disponibilità dei due fratelli.
Quest’ultimi, sempre in base alle indagini, sarebbero così riusciti a guadagnare delle grosse somme di denaro, estorcendo parte del compenso destinato agli operai “iscritti” alla Cooperativa come artigiani, ed accaparrandosi, anche con la violenza e con le minacce, un canone di affitto in contanti che poi veniva detratto dalla busta paga dei lavoratori.
Chi non si sottoponeva a questo “sistema”, subiva pesanti ritorsioni: ad esempio il distacco della luce, la chiusura del gas, dell’acqua o dei danneggiamenti alle auto, se non obbligato a lasciare l’appartamento.
Ad eseguire i provvedimenti sono stati i carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Firenze al termine di una complessa indagine iniziata nel Febbraio del 2017 e che ha convinto gli investigatori di aver scoperto una compagine criminale particolarmente incline, appunto, alla gestione di occupazioni abusive ai danni degli immobili di proprietà dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ed ubicati a Firenze, in particolare lungo via Claudio Monteverdi.
LA COOP EDILE E I SOLDI INVESTITI IN ROMANIA
Gli elementi acquisiti avrebbero permesso di tracciare le dinamiche ed i ruoli ricoperti da ciascun presunto componente del gruppo, evidenziando in particolar modo la figura definita “egemonica” dei due fratelli calabresi, considerati come i “gestori di fatto” della cooperativa edile.
Durante l’indagine poi, gli inquirenti hanno accertato che il denaro, guadagnato illecitamente, in attesa di essere trasferito in Romania dove poi finiva nell’acquisto di numerosi immobili, veniva depositato da uno dei fratelli, ritenuto il vero dominus dell’associazione e sposato proprio con una rumena, in dei conti correnti bancari che erano intestati ai dipendenti stranieri, e sui quali - sotto minaccia – gli stessi consentivano ai fratelli di operare.
Gli investigatori sottolineano, anche, come i fratelli fossero riusciti riuscivano ad inserirsi all’interno di importanti realtà edili fiorentine, potendo offrire dei prezzi concorrenziali proprio perché contenuti dallo sfruttamento del lavoro. Per quest’ultimo aspetto l’attività è stata approfondita anche grazie all’iuto tecnico del Nucleo Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro del capoluogo toscano.
Il Gip del tribunale, accogliendo completamente le tesi della Procura di Firenze, ha quinti ritenuto opportuno applicare le misure cautelari nei confronti degli indagati.
Contestualmente ha anche disposto il sequestro preventivo di cinque immobili dell’Imps in via Claudio Monteverdi, ai numeri civici 11-13-15 e 72, occupati abusivamente.