Incidente sul lavoro a Crotone, Anmil: “Con la ripresa economica maggiori infortuni”
Occupazione in crescita, con un amento del Pil del 1,5; Produzione industriale +3,0%; Occupazione +1,2%. Sono i dati riportati dall’Anmil di Reggio Calabria che a fronte dei timidi segnali di ripresa registrati pone l’accento sul livello qualitativo, perchè la crescita ha riguardato solo i lavoratori a termine a scapito del lavoro “buono” dei dipendenti a tempo indeterminato e dei lavoratori autonomi, che invece hanno subito un forte calo.
Il calo degli infortuni sul lavoro, in atto ormai da decenni, si era notevolmente accentuato a partire dal 2008. In quell’anno si contavano, infatti, circa 925.000 infortuni che si sono drasticamente ridotti a causa della profonda crisi economica, che aveva prodotto forti tagli nella produzione e nel lavoro (sia in termini di occupati che di ore lavorate), riducendo così l’esposizione al rischio infortunistico. Il calo è proseguito in misura consistente fino a raggiungere il minimo di circa 640.000 unità nel 2015. Ma a partire dal 2015, ai primi segnali di ripresa produttiva, il calo degli infortuni ha subito un sensibile rallentamento mantenendosi sostanzialmente stabile sui 640.000 infortuni anche nei successivi anni 2016 e 2017.
Un percorso pressoché analogo si riscontra per le morti sul lavoro che, nel periodo acuto della crisi economica, dai 1.500 casi del 2008 erano scesi fino a 1.170 nel 2014. Ma la discesa si è bruscamente interrotta nel 2015, anno in cui, ai primi inizi di ripresa, si è avuto un improvviso incremento di quasi il 10%; nel 2016 e 2017 il numero di decessi è tornato ad assestarsi sostanzialmente sui livelli del 2014.
I settori che nel 2017 fanno registrare i maggiori aumenti in termini infortunistici sono proprio quelli legati ad attività industriali in cui si riscontrano più marcati segnali di ripresa produttiva, vale a dire l’Industria metallurgica (+6,1 %), la Metalmeccanica (+4,2%), i Trasporti (+3,9%) e la fabbricazione mezzi di trasporto (+2,2%).
Per contro, tra i settori in diminuzione, troviamo l’Agricoltura, che prosegue nella sua tendenza storica al ribasso con un calo infortunistico pari a -5,2%, la Pubblica Amministrazione (-9,8%), le Attività finanziarie ed assicurative (-7,6%) e la Sanità (-3,1%): tutti settori in cui la ripresa produttiva ha avuto uno scarsissimo impatto.
A livello territoriale si assiste a un netto contrasto tra le regioni industrializzate del Nord e quelle del Centro-Sud. Nel 2017, in piena ripresa economica, le denunce di infortunio sono, infatti, aumentate al Nord-Est e al Nord-Ovest, mentre sono diminuite al Centro, al Sud e nelle Isole.
Gli aumenti più sensibili, in valore percentuale, si sono registrati in Lombardia (+1.6%), Toscana (+1,5%), Emilia Romagna (+1,4%) e Friuli Venezia Giulia (+1,3%); mentre le riduzioni maggiori sono quelle dell’Umbria (-6,0%), della Sicilia (-4,4%), della Puglia (-3,4%) e dell’Abruzzo (-1,6%).
Dati che Anmil utilizza per esprimere sconcerto per la morte dei due operai nel cantiere per il nuovo lungomare a Crotone. “Abbiamo assistito con profondo sgomento, in queste ultime settimane, a tragedie prevedibili e ingiustificate – commenta il Presidente Territoriale Anmil, Francesco Costantino, la notizia del grave infortunio a Crotone di ieri che ha causato la morte di due operai – che dimostrano quanto sia ancora lontana l’era della sicurezza negli ambienti di lavoro. Purtroppo, con la ripresa economica, sono tornati ad aumentare infortuni e morti sul lavoro e, secondo i dati Inail, il trend, che per quasi 10 anni ha registrato una lieve ma costante diminuzione, sembra essersi arrestato”.
Secondo gli ultimi dati disponibili rilevati dall’Open Data Inail, in Italia nel 2017 le denunce d’infortunio sul lavoro sono state 635.433 (a fronte delle 636.812 del 2016 con variazione rispetto al 2017 del -0,21%), ben 1.029 quelle relative ai casi con esito mortale (a fronte delle 1.018 del 2016 con una variazione rispetto al 2017 dell’1%) e 58.129 quelle riguardanti le malattie professionali (a fronte delle 60.347 del 2016 con una variazione rispetto al 2017 del -3,6%).
“Per questo chiediamo con forza al Parlamento e al nuovo Governo che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro vengano inserite tra le priorità dell’agenda istituzionale – aggiunge il Presidente dell’ANMIL – e, in particolare riteniamo che le iniziative in merito si traducano nell’investimento di adeguate risorse per la diffusione e per il rispetto della prevenzione, nel potenziamento dei controlli e dell’attività ispettiva, nonché nel rafforzamento di azioni mirate alla formazione dei lavoratori cominciando dal mondo della scuola, come facciamo noi da oltre 20 anni”.
“Siamo convinti che ognuno debba fare la propria parte e, nel decennale dall’entrata in vigore del Decreto 81 del 2008, troviamo assurdo che non sia ancora completata la sua azione in quanto manca tuttora la firma ad una ventina di Decreti attuativi – conclude Costantino – al fine di fermare il conteggio di nuove tragedie che colpiscono le famiglie italiane”.