Migranti, la Cgil chiede tavolo nazionale
Chiede un tavolo sull’immigrazione la Cgil Calabria. E approfitta della visita che il Presidente della Camera Roberto Fico ha fatto a san Ferdinando questa mattina. La Cgil chiede infatti un tavolo che tratti il fenomeno dell’immigrazione e la tendopoli di San Ferdinando” un tavolo che coinvolga “le parti sociali, la Regione, le amministrazioni locali, le associazioni che vi operano” e che “non sia condizionato da posizione ideologiche e viziato da tentativi mediatici e strumentali di chi alza più in alto i toni”.
La Cgil Calabria affida quindi a un comunicato stampa la propria adesione allo sciopero dei lavoratori agricoli per il contratto di Flai Cgil Fai Cisl Uila Uil per giorno 15 giugno a Vibo Valentia nel nome di Sacko Soumayla e annuncia altre iniziative sui temi dell’immigrazione a partire da Riace.
Il Comitato direttivo della Cgil Calabria si stringe poi ai familiari di Sacko Soumayla e dei lavoratori coinvolti in quella che definisce “follia omicida di chi ha consapevolmente compiuto un atto che non può essere derubricato come una vendetta per un furto. Non c’è stato furto tra i rifiuti, non c’è stato alcun motivo di sparare, e non ci sono attenuanti rispetto al delitto compiuto. La Cgil ringrazia la tempestività dell’intervento della Procura e delle forze dell’ordine nell’aver con immediatezza provveduto a individuare il presunto responsabile e gli eventuali mandanti.
“Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso e commini la pena esemplare per i responsabili di tale efferato assassinio. Sul tema immigrazione occorrono misure straordinarie che non possono essere gestite con slogan e con la politica dei respingimenti. Il tema il più delle volte viene affrontato con estrema superficialità, con demagogia, attraverso il clima della paura, non conoscendone i risvolti, le analisi e le soluzioni, dimenticando quello che è avvenuto nel 2010 a Rosarno ed il clima che ne è conseguito. A distanza di otto anni da quegli avvenimenti, il clima politico degli ultimi giorni e le dichiarazioni istituzionali, che vogliamo stigmatizzare, sui temi dell’immigrazione, rischia di portare indietro il lavoro fatto da tutti in questi anni.
“Ci vuole grande senso di responsabilità, a partire dalla politica che dovrebbe farsene carico non soffiando sul fuoco. La Cgil, attraverso le sue strutture territoriali e categoriali è da anni impegnata sul campo a fare rete con le diverse associazioni, a partire dalla tendopoli di San Ferdinando, nella Sibaritide, Riace, e su tutto il territorio regionale nell’affrontare quotidianamente l’emergenza sbarchi, nella tutela del lavoro e dei diritti civili, molte volte denunciando presso le autorità competenti, caporali senza scrupoli e appartenenti alla Ndrangheta, mettendo in gioco l’incolumità fisica dei propri dirigenti.
“La Cgil, in tutte le sue articolazioni, da sempre sta denunciando e combattendo la filiera lunga della Ndrangheta, lo sfruttamento dei lavoratori migranti, il regime di schiavitù cui in molti casi sono sottoposti nelle condizioni di lavoro uomini e donne ad un euro a cassetta e senza regolare contratto di lavoro. Una filiera lunga che parte nei campi al mattino alle 5 con il mercato delle braccia, il trasporto, ed arriva nelle filiere delle grandi distribuzioni e nelle tavole dei cittadini. Il rapporto agro mafie ci indica chiaramente il ruolo della Ndrangheta sul business che parte dal reclutamento, dallo sfruttamento, dalle condizioni di vita dei lavoratori migranti e dall’interesse che ha la ndrangheta a mantenere il controllo del fenomeno e il ghetto di San Ferdinando.
“Il controllo della filiera agricola di qualità era un obiettivo della legge 199 contro il caporalato, voluta dalla Cgil e che va integralmente applicata così come occorre una responsabilità delle aziende a rifiutare il sistema delle finte cooperative dedite allo sfruttamento e puntare sulla gestione del collocamento pubblico. I temi della dell’accoglienza e della tendopoli di San Ferdinando dove la Cgil opera da diversi anni con abnegazione, meritano una lettura più attenta che riguarda politiche abitative alternative dalla logica del ghetto ma che deve essere pianificata nel tempo, monitorata e gestita in stretta connessione con il Governo Nazionale e Regionale a partire dalla proroga degli accordi con il protocollo scaduto il 31 dicembre 2017. Non possiamo aspettare ogni volta l’evento tragico per affrontare compiutamente il fenomeno”.