Luci spente sull’assassinio Vinci. Ultimo grido di dolore della madre coraggio: “non ho nessuno”

Vibo Valentia Cronaca
Rosaria Scarpulla

“Non c’è nessuno che mi supporta, non ho nessuno con chi parlare e chiudo tutto dentro di me”. È questo l’ultimo grido di dolore di Rosaria Scarpulla, la madre coraggio vibonese che a due mesi dall’autobomba che ha fatto saltare in aria il figlio Matteo Vinci (LEGGI) vede calare il silenzio assoluto su uno dei casi di cronaca più eclatanti accaduti nel Vibonese negli ultimi anni.

La signora Scarpulla però non riesce a stare in silenzio e a farsi logorare da questa calma oltre che dalla solitudine e, sempre con il supporto dell’avvocato Giuseppe De Pace, ha deciso di parlare ancora e di sfogare quello che sente.

“Le forze vengono meno ma non mi arrendo e vado avanti.” Ha detto la donna, che ha aggiunto: “In un momento avevo visto la luce in fondo al tunnel ma adesso anche quel lumicino si sta spegnando di nuovo e non vedo più nulla. Ormai le parole le belle parole non bastano perché ogni sera inizia l’angoscia”.

Anche l’avvocato De Pace, legale della donna, non accetta il silenzio e smuove le cose lanciando una raccolta fondi per assicurare a Rosaria Scarpulla una scorta composta da guardie del corpo private e non solo.

“Puntiamo ad ingaggiare delle guardie private per la signora perché ha bisogno di una tutela. Se non fosse per l’attenzione dei media locali, Rosaria Scarpulla sarebbe già sottoterra. Voi giornalisti gli avete salvato la vita. Troveremo i fondi per mettere a disposizione della signora delle guardie private e per svolgere delle investigazioni difensive utili alle indagini. Lo faremo a 360 gradi senza guardare in faccia nessuno in nessuno ambiente”.

L’avvocato della famiglia Vinci annuncia anche di voler strappare le tessere di Libera, l’associazione antimafia fondata da don Ciotti: “Mio malgrado – dichiara – ho dovuto fare questo perché ormai queste associazioni antimafia sono alla degenerazione e alla deriva, trasformate in momenti liturgici senza significato. Hanno rigettato, anche se non in modo palese l’appello che aveva lanciato per una mobilitazione civile a sostegno della famiglia Vinci”.