Tommaso Campanella il frate incompreso, lo racconta un libro di Romeo

Reggio Calabria Tempo Libero

Una serie di aneddoti e documenti del frate domenicano “Tommaso Campanella” su cui si innesta l’ultimo impegno letterario di Domenico Romeo dal titolo: “stavamo tutti al buio…io accesi un lume” (Città del Sole edizioni) saranno svelati sabato prossimo alle 18,00 nell’androne di Palazzo “Amaduri” a Gioiosa Jonica.

A parlare dell’opera che è stata altresì presentata nella recente edizione del “Salone del libro 2018” al “Lingotto” di Torino con positivi riscontri di pubblico e critica ci sarà anche lo scrittore Francesco Sorgiovanni.

La biografia è completa, dal tempo in cui nacque (“A debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi e ipocrisia”), dalla sua infanzia povera che però non gli impedì di farsi una buona preparazione origliando fuori dalle aule di lezione dei bambini più fortunati, fino all’età adolescenziale, in cui mise in mostra già le sue innumerevoli capacità. Un genio vero e proprio, sia quando studiò con profondo interesse i cedri di Nicastro, sia quando entrò in convento, sebbene – sempre approcciandosi alla sua storia con l’occhio del contemporaneo – l’impressione è che Campanella fosse troppo “avanti” rispetto al tempo che viveva. In pochi lo capirono, e molti di quelli che lo capirono, lo temerono al punto tale da farlo imprigionare in condizioni terribili per una condanna totale di 27 anni, che oggi non li prenderebbe nemmeno un boss della ‘ndrangheta.

Lui che sognava, anzi, teorizzava e si preparava a realizzare, quella repubblica socialista e teocratica descritta ne “La città del sole” subì l’affronto di essere insultato e sputato dalla plebe per cui si batteva nel tragitto compiuto da detenuto legato mani e piedi; lui che elevò gli intelletti fino ai cieli dell’astronomia, fu condannato a condizioni carcerarie indicibili, spesso in fosse bagnate sotto il livello del mare, e sottoposto a torture di una brutalità estrema, ma senza mai cedere. Perché dove non arrivano la carne fiaccata e il corpo deturpato dalle sevizie, c’è sempre una mente superiore che resiste.

Una vita spericolata, quella di Campanella, che dalle carceri buie passò ad essere stimato e amato alla corte di Francia, laddove, nel suo periodo parigino, conobbe Luigi XIII e Richelieu, tenne un discorso alla Sorbona e il futuro re Luigi XIV in braccio. Il suo pensiero è patrimonio del mondo intero. Un lampo di modernità che dal Seicento dura ancora oggi, e che la brillante biografia di Romeo stimola a conoscere e ad approfondire.