RossoSimona approda a Napoli con “La vita dipinta”

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Un appuntamento assolutamente imperdibile quello del teatro RossoSimona che domani debutterà al Napoli Teatro Festival Italia con lo spettacolo “La vita dipinta”.

La compagnia fondata e diretta da Lindo Nudo, con una straordinaria produzione che vede protagonista l’attore Tonino Taiuti, interprete, curatore delle luci e regista di un monologo scritto appositamente per lui da Igor Esposito.

La vita dipinta”, presso la sala Assoli il 28 giugno alle 19 e il 29 giugno alle 21, nasce dalla necessità dell’arte intesa come libertà creativa e trova in Taiuti, anarchico e solitario artista, l’unico interprete possibile.

Afferma Igor Esposito, già autore di un’altra produzione di Teatro RossoSimona, Radio Argo, diretto e interpretato da Peppino Mazzotta: “è una partitura monologante che prende vita e risuona su una biografia rocambolesca, fantastica e surreale. Biografia di un artista immaginario che, passo dopo passo, sprofonda nel suo delirio. Delirio fatto d’imprese pittoriche, naufragi e poetici incontri con alcuni angeli custodi: maestri che hanno segnato l’arte del Novecento, lasciandoci un’impronta indelebile fatta di visioni, coraggio e radicalità”.

Scrive Taiuti nelle note di regia: “la vita dipinta è un monologo funambolico che attraverso la voce bambinesca d’un folle ci fa sprofondare nel cuore della pittura e dell’arte e lo fa con leggerezza, ironia e dolore; cercando di riportare alla luce versi, pensieri e immagini di alcuni grandi visionari del Novecento. La partitura prende corpo declinando una scrittura musicale e ritmica che gioca su più registri, che vanno dall’affabulatorio al lirico, dando così la possibilità all’attore di farsi giullare cantastorie oppure oracolo della follia che brucia in un delirio angelico di poesia. Ho sentito, già dalla prima lettura, questo testo come necessario: perché ci mette di fronte al coraggio e alla radicalità che da sempre è – a mio avviso – il cuore pulsante dei veri artisti e che rifugge dal mondano e vano chiacchiericcio in cui, gran parte dell’arte, sembra essersi persa e degradata”.