Processo Atlantide: concessi i domiciliari al dottore “intrallazzato” coi Piromalli
La Corte di Assise di Palmi, nell’ambito del processo “Atlantide” - che vede imputati numerosi presunti affiliati alla cosca Piromalli di Gioia Tauro di associazione a delinquere di stampo mafioso ed omicidi (LEGGI) - ha concesso gli arresti domiciliari all’ex responsabile del Sert di Polistena, il dottore Elio De Leo.
La notizia è stata resa notata dall’Avvocato Antonino Napoli che, insieme al legale Patrizia Surace, ha formulato la richiesta di scarcerazione per il suo assistito.
A De Leo viene contestato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria il concorso esterno in associazione mafiosa perché come medico e responsabile del Servizio per le tossicodipendenze locale (il Sert appunto), avrebbe fornito “un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo all’associazione” , confezionando documentazione sanitaria che avrebbe attestato dei “falsi stati di tossicodipendenza ed alcol dipendenza”.
Così facendo avrebbe dunque consentito di fruire di benefici destinati ad essere prodotti nei vari procedimenti penali in cui risultavano coinvolti Francesco Cosoleto, Antonio Esposito e Rocco Ivan Stillitano, ritenuti esponenti della cosca Piromalli.
I magistrati scrivevano che in particolare e “consapevole del ruolo rivestito in seno alla cosca” da Antonio Esposito, Rocco Ivan Stillitano e Francesco Cosoleto “…su loro richiesta e con le finalità di consentire l’esecuzione del provvedimento restrittivo da cui gli stessi venivano di volta in volta raggiunti nella forma degli arresti domiciliari, avrebbe attestato falsamente stati di tossicodipendenza e alcol dipendenza, ovvero un uso cronico e compulsivo di sostanze, anche alterando gli esiti degli esami di laboratorio”.
Contestato anche il falso perché “con le finalità di agevolare la cosca Piromalli cui Esposito Antonio apparteneva, nella sua qualità di esercente la professione sanitaria e responsabile del servizio per le tossicodipendenze … nella relazione allegata ad istanza prodotta al GIP di Reggio Calabria dal difensore in data 5.11.2015” così da ottenere gli arresti domiciliari e avrebbe attestato: “allo stato attuale si trova in carcere presso la Casa Circondariale di Palmi, dove dopo essersi sottoposto ad esami di laboratorio risultava positivo all’alcool”.
Dopo un colloquio eseguito in carcere, “visto lo stato di astinenza” avrebbe prescritto dell’Alcover decidendo con il paziente l’utente di seguire “un programma presso una Comunità Terapeutica e di frequentare il SER.T per il recupero”. Con ciò, sostengono gli inquirenti, “sarebbe stato attestato falsamente l’attualità dello stato di tossicodipendenza dello stesso”.
In realtà questi esami (ritrovati nel diario clinico del detenuti presso la struttura penitenziaria palmese) sarebbero stati eseguiti presso il laboratorio di analisi dell’Ospedale locale, l’8 settembre 2015, e alla refertazione sono risultati “negativi”.
Su tutto viene appoggiata anche l’aggravante dell’aver agito con lo scopo di agevolare i Piromalli, di cui Esposito sarebbe stato un esponente di rilievo.
A sostegno dell’ipotesi accusatoria, il Pubblico Ministero ha valorizzato le dichiarazioni del collaboratore Antonio Russo mentre la difesa ha sempre insistito sulla circostanza che il dirigente del Sert non aveva avvantaggiato nessuno in quanto Cosoleto, Esposito e Stillitano erano effettivamente tossicodipendenti che necessitavano di un aiuto della struttura sanitaria.
Gli avvocati Napoli e Surace hanno cercato di dimostrare che la diagnosi medica si configura come un mero strumento di ausilio del giudice che dovrà stabilire, caso per caso, la possibilità di accedere o meno alla terapia.
L’operato svolto da De Leo, in questo senso, e ad avviso della difesa, non potrebbe dunque considerarsi in alcun modo un favoreggiamento, né un concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, nei confronti “di alcuno” proprio perché si sarebbe “limitato ad accertare, dal punto di vista clinico, la presenza di una condizione di tossicodipendenza mai contestata nel presente procedimento né dal P.M. né dal GIP”.
In seguito ad una lunga istruttoria i due legali, dopo che aver esaminato i loro testi della difesa, hanno chiesto alla Corte di Assise di Palmi l’attenuazione della misura cautelare che è stata accolta.
Ora l’ex responsabile del Sert di Polistena potrà attendere la sentenza della Corte di Assise, prevista per i prossimi mesi, dalla propria abitazione.