‘Ndrangheta: esclusa aggravante mafiosa, torna libero ex responsabile del Sert
La Corte di Assise di Palmi, presieduta da Manuela Morrone, a latere Caterina De Liguori, nell’ambito del processo denominato “Atlantide”, che ha visto imputati numerosi presunti affiliati alla cosca Piromalli di Gioia Tauro, accusati di associazione mafiosa ed omicidi, ha assolto l’ex responsabile del Sert di Polistena, Elio De Leo (difeso dagli avvocati Antonino Napoli e Patrizia Surace) dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa (LEGGI).
A De Leo gli inquirenti contestavano che nella sua qualità di medico e responsabile del Servizio per le tossicodipendenze avrebbe assicurato “un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo all’associazione”, la cosca Piromalli appunto, “confezionando” della documentazione sanitaria che attestava per Francesco Cosoleto, Antonio Esposito e Rocco Ivan Stillitano dei falsi stati di tossicodipendenza ed alcol dipendenza, così da consentirgli di ottenere dei benefici da produrre nei vari procedimenti penali in risultavano coinvolti gli stessi presunti esponenti del clan.
“In particolare - sostenevano gli inquirenti - consapevole del ruolo rivestito in seno alla cosca” dai te indagati “su loro richiesta e con le finalità di consentire l’esecuzione del provvedimento restrittivo da cui gli stessi venivano di volta in volta raggiunti nella forma degli arresti domiciliari, attestava falsamente stati di tossicodipendenza e alcol dipendenza, ovvero un uso cronico e compulsivo di sostanze, anche alterando gli esiti degli esami di laboratorio”.
De Leo, invece, è stato condannato a cinque anni di reclusione per false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria perché “nella sua qualità di esercente la professione sanitaria e responsabile del servizio per le tossicodipendenze di Polistena, nella relazione allegata ad istanza prodotta al GIP di Reggio Calabria dal difensore in data 5 novembe 2015 per ottenere gli arresti domiciliari” avrebbe arrestato che “allo stato attuale” si trovava in carcere, nella Casa Circondariale di Palmi “dove dopo essersi sottoposto ad esami di laboratorio” da cui “risultava positivo all’alcool.”
Dal colloquio eseguito in carcere, “visto lo stato di astinenza – aveva ancora dichiarato il medico - si è prescritto Alcover e si è convenuto con l’utente di seguire un programma presso una Comunità Terapeutica e di frequentare il SER.T per il recupero”.
Un elemento che per l’accusa dimostrava l’attestazione falsa dello stato di tossicodipendenza dello stesso. Gli esani, però, (rinvenuti nel diario clinico dei detenuti presso la struttura penitenziaria palmese) sarebbero risultati esser stati eseguiti nel laboratorio di analisi dell’Ospedale di Polistena, l’8 settembre 2015, e alla refertazione sarebbero risultati “negativi” per il quale, tuttavia, la Corte ha escluso l’aggravante di aver favorito la cosca Piromalli.
A sostegno dell’ipotesi accusatoria, i Pubblici Ministeri, Giulia Pantano e Sabrina Fornaro, che avevano chiesto la condanna a 10 anni e 6 mesi sia per il concorso esterno alla cosca che per false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, con l’aggravante di aver favorito lo stessa clan, avevano valorizzato le dichiarazioni del collaboratore Antonio Russo, mentre la difesa ha sempre insistito sulla circostanza che il dirigente del Sert non aveva avvantaggiato nessuno, in quanto Cosoleto, Esposito e Stillitano erano effettivamente tossicodipendenti che necessitavano di un aiuto della struttura.
Gli avvocati Napoli e Surace hanno anche sostenuto che la diagnosi medica “si configura come un mero strumento di ausilio del giudice il quale dovrà stabilire, caso per caso, la possibilità di accedere o meno alla terapia”.
L’operato svolto da De Leo, in questo senso, ad avviso dei legali, non avrebbe potuto considerarsi in alcun modo un concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, “nei confronti di alcuno proprio perché si è limitato ad accertare, dal punto di vista clinico, la presenza di una condizione di tossicodipendenza mai contestata nel presente procedimento né dal P.M. né dal GIP”.
Con la sentenza la Corte di Assise ha disposto anche la revoca degli arresti domiciliari (che la Corte aveva concesso nei mesi scorsi dopo un lungo periodo di carcerazione preventiva) (LEGGI) e pertanto il medico è tornato libero.
Con la stessa sono stati condannati; Biagio Guerrisi all’ergastolo, Cosimo Romagnosi a 18 anni, Rocco Ivan Stillitano a 16 anni e mezzo e Giuseppe Stillitano a 6 mente. Assolto Marcello Giacobbe.