Bisignano, trovata villa romana del periodo tra II secolo a. C. e II secolo d. C.
Una villa romana databile tra il II secolo avanti Cristo e il II secolo dopo Cristo è la scoperta senza precedenti fatta a Bisignano e che apre nuovi scenari non solo nel campo dell’archeologia, ma avrà ricadute economiche, culturali e storiche per l’intero territorio. Ne sono convinti il soprintendente Abap Mario Pagano e il sindaco Francesco Lo Giudice che hanno illustrato stamane alla stampa i risultati preliminari delle indagini condotte dall’archeologa Giovanna Verbicaro.
Il primo cittadino, dopo aver sottolineato la portata storica della scoperta, ha più volte sottolineato come sia ora urgente il reperimento dei fondi necessario alla prosecuzione della campagna di scavi affermando: “Bisogna cambiare verso allo stato delle cose attraverso azioni politiche mirate a promuovere il nostro territorio tutelando, preservando e valorizzando il nostro patrimonio storico, artistico e culturale. Conoscere la propria storia è azione propedeutica alla sviluppo futuro ricordando che siamo stati grandi e che possiamo ritornare ad esserlo ancora”.
Anche l’assessore allea cultura Ornella Gallo ha voluto evidenziare come gli scavi possano: “rilanciare la nostra comunità attraverso una scelta di sviluppo tale da farci riconquistare un senso di identità collettiva. È necessario, però –ha concluso- che ci sia un dialogo sinergico con gli enti preposti, con le associazioni, l’università e le scuole affinché si realizzi un progetto educativo che coinvolga le giovani generazioni”.
Il soprintendente Mario Pagano, rilevando come: “a due anni dal mio insediamento siamo riusciti a costruire da zero l’ambito archeologico della provincia di Cosenza”, ha affermato: “la scoperta ci inorgoglisce e ci ripaga del lavoro svolto in questi mesi. Si sono rilevate fondamentali le indagini geologiche effettuate nell’area che ci hanno permesso di avere notizie aggiuntive. La portata di questo rinvenimento avrà sicuramente una ricaduta in diversi ambiti non ultimo quello della agricoltura”.
Giovanna Verbicaro ha infine esposto i risultati preliminari delle indagini svolte nei pressi di Squarcio introducendo la scoperta con un breve excursus storico: “È il primo intervento scientifico che si effettua su questo territorio di cui abbiamo carenza di notizie e che testimonia come esso fosse attivo in epoca romana. I reperti ritrovato, infatti, dimostrano la lunga vita della struttura che constatava sia di una parte padronale che di una parte produttiva”.
“Il rivestimento parietale dell’ala residenziale –ha proseguito l’archeologa- ci dice che ci troviamo dinanzi a mura alte almeno 60 centimetri. Tale dato ci indica la presenza di uno scavo consistente: basti pensare che al momento i reperti rinvenuti sono affiorati a soli 15 centimetri dal piano di calpestio. Nel settore produttivo è stato rinvenuto una pavimentazione in opus spicatum risalente all’età imperiale oltre a un blocco di calcare che potrebbe essere il resto di un torchio utilizzato per la lavorazione delle olive”.
“Tra i resti -ha concluso la Verbicaro- spicca una ceramica a vernice nera, fondo di Assside, una sorta di portagioie, databile tra la metà del II secolo avanti Cristo e la metà del I secolo avanti Cristo che risulta al momento essere il reperto più antico rinvenuto. Inoltre, è da segnalare un orlo di coppa sigillata italica di prima età augustea e una terra sigillata africana che risulta essere il reperto più moderno vista la datazione tra la metà del II secolo dopo Cristo e gli inizi del III secolo dopo Cristo. Emerge, dunque, come la domus, che conserva ancora l’intonaco rosso parietale, sia patrimonio da tutelare e valorizzare non soltanto da un punto di vista archeologico, ma anche da un punto di vista restaurativo”.