Morì travolto da una frana, assolti dirigenti comunali. Famiglia Laganà indignata
Riceviamo e pubblichiamo una nota della famiglia di Antonino Laganà, deceduto a causa di una frana avvenuta il 1° marzo 2011, in località Pettogallico, frazione di Villa San Giuseppe, a Reggio Calabria. Il comunicato arriva in seguito alla sentenza di assoluzione dei Dirigenti Tecnici del Comune di Reggio Calabria relativa al procedimento penale all’epoca aperto e sino ad oggi pendente.
“Il 17 luglio 2018 presso il Tribunale di Reggio Calabria, a distanza di 7 anni, 4 mesi e 16 giorni, si è tenuta l’udienza di discussione e la lettura del dispositivo della sentenza da parte del giudice Dr.ssa Brugnara in relazione al procedimento diretto ad accertare la sussistenza di responsabilità per la tragica morte del Sig. Laganà Antonino, cittadino reggino deceduto il 1/03/2011 in località Pietrabianca (LEGGI QUI) - tratto di strada che congiunge i due paesi della periferia Villa San Giuseppe e Pettogallico - a seguito degli eventi franosi scaturiti dalle piogge verificatisi su tutto il territorio reggino con ingenti danni nelle zone centrali e periferiche.
Nel procedimento penale, conclusosi con una ingiusta assoluzione, sono stati chiamati a rispondere dei reati di omicidio colposo e negligenza i dirigenti dell’Ufficio Tecnico del Comune di Reggio Calabria l’Architetto Marcello Cammera e l’Ingegnere Crucitti Pasquale.
La famiglia Laganà, quale costituita parte civile nel procedimento a carico dei due dirigenti del Comune, a seguito della sentenza di assoluzione ritenuta non giusta, irrispettosa ed irresponsabile, con grande amarezza, dolore e sdegno vuole richiamare l’attenzione di tutta la cittadinanza locale e nazionale evidenziando il comportamento superficiale ed indifferente delle istituzioni reggine, in particolare della Magistratura, la quale, non ha riconosciuto la prevedibilità dell’evento e la negligenza dei responsabili di una morte attualmente ripetibile anche con maggiore violenza, viste le precarie e gravi condizioni in cui versano attualmente la strada in oggetto e la maggior parte delle strade di una città definita a beffa dei cittadini ” Metropolitana”.
Tutto l’iter giudiziario, sin dalle fasi preliminari è stato caratterizzato da una assurda superficialità e carenza di indagini in relazione alla verifica e all’accertamento delle responsabilità in capo a coloro che avrebbero dovuto ricevere le segnalazioni o le denunce - fatte per altro dai cittadini in data antecedente alla morte del Sig. Antonino Laganà e regolarmente protocollate presso gli uffici comunali - ma che a detta dei dirigenti dell’ufficio tecnico non sono mai arrivate sulla loro scrivania.
Superficialità che ha indirizzato il procedimento al nulla, quasi a voler sostenere ed imputare da un lato la morte del povero Antonino Laganà al frutto della fatalità e di un destino ingrato, dall’altro all’impossibilità, non vera, da parte del Comune di fare interventi di controllo e manutenzione delle strade vista la vastità del territorio reggino e la mancanza di fondi economici sufficienti alla realizzazione delle opere di contenimento.
Nel corso del processo penale, di contro, la famiglia Laganà avvalendosi della perizia e degli studi condotti dal consulente tecnico di parte Dr. Geologo Ernesto Bellomo e delle testimonianze di alcuni cittadini che avevano denunciato il pericolo dei luoghi in date antecedenti al 1 marzo 2011, ha dimostrato in maniera oggettiva e scientifica la prevedibilità dell’evento, la problematica del dissesto idrogeologico degli anni precedenti l’evento stesso e successivi fino ai giorni d’ oggi, il gravissimo stato di rischio frane e smottamenti, il piano degli interventi che dovevano essere attuati dal Comune attraverso i suoi uffici tecnici competenti con la costruzione di semplici briglie di contenimento che avrebbero trattenuto il materiale franoso ed infine, l’economicità della realizzazione degli stessi.
Il geologo ha dimostrato inoltre - per mezzo dei rilievi in loco e dei dati pluviometrici a partire dagli anni ‘50 fino ad oggi e relativi sia alla zona del decesso, sia a tutto il comprensorio dell’VIII circoscrizione - che non si può parlare più di eventi eccezionali, imprevedibili e riferibili solo al periodo invernale, ma che il rischio di frane e smottamenti che periodicamente si verificano con frequenze aumentate negli ultimi anni , derivano dalla assoluta mancanza di interventi sulla strada da parte delle figure proprietarie della strada stessa - nel caso specifico di esclusiva competenza del Comune di Reggio Calabria e dei suoi uffici tecnici- che hanno in aggiunta il compito e il dovere di effettuare sopralluoghi e di segnalare ad altri organi competenti le criticità del proprio territorio al fine di riconoscerle, individuarle e collocarle come zone a rischio idrogeologico soggette quindi a monitoraggio e manutenzione.
Attività quest’ultime che non risultano mai essere state svolte precedentemente al 1° marzo 2011. Nonostante tutte le evidenze emerse di palese responsabilità degli uffici tecnici comunali, la Procura di Reggio Calabria non ha avallato le tesi della parte civile ma al contrario, smentendo se stessa, ha richiesto l’assoluzione degli imputati da lei stessa chiamati in causa quali responsabili dei reati ascritti volendo quasi addebitare alle parti civili l’onere di ricercare ulteriori figure e/o enti responsabili.
Contestualmente alla mancanza da parte della magistratura di tutela del decesso di un cittadino e dei diritti dei suoi congiunti, la famiglia Laganà vuole ancora sottolineare l’inesistente presenza - sin dall’immediato tragico evento - di istituzioni, associazioni, liberi cittadini che precedentemente, contestualmente e successivamente all’evento si sono esposti e tutt’ora si espongono ogni qual volta il maltempo perversa sulla nostra città istituendo comitati territoriali, associazioni a difesa del territorio e dei diritti della cittadinanza solo ed esclusivamente per scopi personali e di visibilità, non certo per difendere l’incolumità e i diritti di un territorio e di chi ci vive.
Tali fatiscenti figure, che nell’immediatezza dell’evento tragico del Sig. Laganà Antonino hanno cercato l’attenzione dei media, all’atto dell’assunzione di responsabilità di una rappresentanza, testimonianza e vicinanza alla famiglia in sede processuale a difesa di un loro concittadino, hanno la maggior parte assunto un comportamento omertoso rinnegando quanto dichiarato pubblicamente a mezzo stampa, attraverso interviste, articoli che invero la parte civile ha provveduto e depositato agli atti della magistratura.
Per non parlare delle figure politiche operanti all’epoca dei fatti - totalmente assenti non solo sotto l’aspetto di vicinanza e solidarietà (valori cardine della governabilità di un paese e di una convivenza civile), ma soprattutto inesistenti nel dovere istituzionale di dare delle immediate e celeri risposte alla famiglia Laganà.
Risposte promesse ma mai arrivate, fatte anche dal Sindaco dell’epoca facente funzione ed espresse pubblicamente alla presenza della famiglia Laganà a distanza di 15 giorni dal decesso durante un incontro tenutosi a Sambatello dal Comitato cittadino Pro-Sambatello, istituitosi proprio in quel periodo per i gravi condizioni e criticità in cui versavano le periferie reggine tra cui i territori di tutta l’VIII circoscrizione (Salice, Rosali, Catona, Gallico, Villa san Giuseppe, Pettogallico , Sambatello) e tutti gli altri comuni limitrofi.
Territori facilmente individuabili per ciò che concerne il rischio idrogeologico e raggiungibili con qualsiasi mezzo - vista anche la presenza del trasporto pubblico comunale Atam - per effettuare opportuni e tempestivi sopralluoghi da parte delle figure che operano all’interno e per conto dell’ufficio tecnico del comune e che hanno compiti di controllo dello stato geologico, programmazione degli interventi e manutenzione dei territori.
Ed ancora tutte le figure politico-istituzionali che si sono susseguite e alternate nel corso di questi anni 7 lunghi anni che hanno ignorato una simile morte lasciandola nel silenzio e nell’indifferenza. Per tutti questi motivi la famiglia Laganà si ritiene profondamente indignata e addolorata sottolineando che l’attuale sentenza non è un’offesa solo personale ma una offesa alla dignità di una persona che non c’è più e che non ha modo di esprimere il proprio dissenso, una sconfitta per tutto il territorio reggino e calabrese nonché una grave irresponsabilità da parte della Magistratura nei confronti dei cittadini attualmente residenti nei territori a rischio e soggetti quindi alla probabilità accertata scientificamente del ripetersi di eventi piovosi e franosi.
Una triste, vile e vergognosa vicenda giudiziaria che scrive le pagine più brutte della storia e delle sorti del territorio reggino che ancora oggi purtroppo vede morire i suoi cittadini per negligenza ed indifferenza delle istituzioni.”
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