Ragi Onlus, incontro intergenerazionale con i bambini dell’Isola che non c’è

Catanzaro Attualità

I bambini del Campus Estivo del Progetto “Io e Mamma” della Cooperativa “L’Isola che non c’è” accompagnati dall’educatrice Alessandra Mungo, responsabile del “Progetto Io e Mamma” e dall’assistente sociale Luana Colicchia, si sono dati appuntamento al centro Diurno Spazio Alpade di Catanzaro, gestito dalla RaGi Onlus: per svolgere insieme agli ospiti del Centro Diurno Ragi un laboratorio di stimolazione sensoriale olfattiva.

“Tenendo presente la forte compromissione della memoria provocata, in molti casi, dalle patologie che affliggono gli ospiti del Centro RaGi abbiamo pensato di proporre questa attività in quanto l’azione di odorare fragranze, profumi e aromi ha un grande potere nella riattivazione dei ricordi – spiegano Alessandra Mungo e Luana Colicchia. I materiali scelti per dar vita al laboratorio sono state alcune spezie usate spesso nel condimento o nella preparazione di piatti estivi tipici della nostra terra. Questo al fine di riconnettere gli ospiti con episodi di vita quotidiana legati al loro passato. Inoltre – concludono - il nostro obiettivo era quello di creare una relazione fra bambini e persone con disabilità senza generare paure, pregiudizi e senso di esclusione”.

L’incontro intergenerazionale è parte di quel percorso di normalizzazione della cura delle demenze mirato a ridare dignità alla vita di chi, affetto da queste patologie, ha tuttavia il diritto ad un’esistenza piena, fatta anche di relazioni, esperienze ed emozioni.

Con l’apertura del Centro Diurno “Antonio Doria” e la realizzazione del borgo amico delle demenze di Cicala, una comunità di 900 anime è divenuto un luogo dove i malati di demenze sono liberi di vivere un’esistenza ricca di relazioni e fatta di normalità dove, andare dal parrucchiere, comprare il pane, andare dal fioraio, incontrare degli amici oppure dei bambini in piazza non sono più azioni ostacolate da una diagnosi di demenza, ma parte di una quotidianità da vivere oltre ogni pregiudizio.

Questi principi animano tutte le iniziative portate avanti dall’associazione Ragi in entrambe le strutture e si spera possano arrivare a cambiare la cultura della cura di queste malattie, la cui diagnosi conduce troppo spesso all’isolamento di chi ne è affetto e dei suoi familiari.