Danzamovimentoterapia all’Istituto penale minorile di Catanzaro

Catanzaro Attualità

Si è concluso all’interno dell’Istituto penale minorile “Silvio Paternostro” di Catanzaro un percorso di Danzamovimentoterapia espressiva relazionale in chiave simbolica che ha visto coinvolti un gruppo di minori ospiti dell’Istituto e che rappresenta il proseguo del progetto “CorpiFuorinerzia” ideato dalla Ra.Gi. Onlus. Dopo l’Expression Primitive che rappresenta uno strumento di mediazione attraverso cui contattare ed esprimere vissuti difficilmente verbalizzabili, proponendosi come risposta alternativa alla problematica alexitimica, il nuovo percorso di Dmt è stato strutturato su di un modello di intervento terapeutico che affonda le sue radici nei concetti di simbolo, archetipo ed immagine (Jung) da un lato e che poggia sul contributo della psicologia transpersonale di Maslow e di Wilber dall’altro. Il progetto, inserito nel quadro della programmazione per l’anno 2011 delle attività destinate ai minori detenuti, è nato dall’esigenza di proporre ai ragazzi un “viaggio” esperienziale per esprimere attraverso il corpo emozioni profonde, condividendo con altri le proprie parti luminose ed incontrando e prendendosi cura delle parti più oscure e dimenticate. Due obiettivi fondamentali raggiunti attraverso il progetto: stimolare una percezione del corpo integra, funzionale, radicata nel qui ed ora, fondamentale per la percezione dello schema corporeo, e utile per permettere ai ragazzi di superare la loro difficoltà a contattare ed esprimere sensazioni ed emozioni; promuovere una relazione con l’altro fondata sull’ascolto e lo scambio reciproco indispensabile per la gestione dei rapporti interpersonali.

“Ancora una volta– afferma Elena Sodano danzaterapeuta psico-corporea Apid - non posso che ringraziare il direttore dell’Ipm Francesco Pellegrino che ancora una volta ha fatto sperimentare ai suoi ragazzi il piacere di percepirsi in un corpo emozionalmente libero e dinamico e che ha intuito che le tecniche espressive psico-corporee sono un prezioso strumento terapeutico a fronte di situazioni in cui l'ambito educativo convenzionale risulta debole (a fronte della complessità dell’organizzazione psicosomatica) e quello psicoterapeutico rimbalza sul “muro di gomma” dell’incapacità o la grande difficoltà a tradurre gli affetti in parole e, in generale, a strutturare in un’adeguata simbolizzazione, in pensiero e in parola, tutto quanto attiene alla vita emotiva. Attraverso il gruppo di danza movimento terapia i ragazzi hanno potuto riscoprire il piacere di essere e sentirsi corpo vivente e comunicante perché il corpo è continuamente attraversato dalle correnti emozionali, è il “muto protagonista” della vita di relazione e dei processi comunicativi: vive di relazione e si “ammala di relazione. Attraverso il gioco interpersonale si è puntato alla riorganizzazione profonda dell’immagine corporea, che è il substrato di una più matura integrazione psico-somato-relazionale. L’obiettivo è stato quello di promuovere e consolidare l’auto-percezione è stato basilare per un’evoluzione verso modalità più differenziate di sperimentare ed esprimere gli affetti. Un corpo integrato che si auto percepisce in modo meno precario riguardo ai propri “confini”, costituisce il terreno per sviluppare la simbolizzazione e accedere a una reale reciprocità. In quest’esperienza si è lavorato molto sulle emozioni e sulla simbologia dei gesti, in particolare sull’offerta e sul “donare” se stessi accettandosi per come si è senza aspettarsi nulla in cambio. Fondamentale è stata la dimensione del “gruppo”, che ha assunto ad un tempo una forte valenza contenitiva (luogo fusionale in cui sperimentare una rassicurante dimensione collettiva) e individuante (luogo in cui sperimentare la differenziazione e l’iniziativa personale, ad esempio attraverso la proposizione di gesti o sequenze improvvisate). Analogamente il “ritmo”, fattore fortemente strutturante in quanto rimanda a ritmi primari (battito cardiaco, alternanza sogno-veglia), ha restituito ai ragazzi una sensazione di ordinato scorrere del tempo, spesso dimenticata”.