Catturato il latitante Simone Cuppari: ricercato dal 2017, condannato a 28anni di carcere

Reggio Calabria Cronaca

È finita oggi, dopo un anno, la latitanza di Simone Cuppari, ritenuto a capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta originaria del reggino, di Brancaleone per l’esattezza, ma con la sua base in Abruzzo, in particolare a Francavilla al Mare, in provincia di Chieti.

Il presunto boss - rintracciato in un'abitazione anonima nella provincia di Bergamo, in Lombardia - era ricercato dal 2017 quando si sottrasse all’arresto nell’ambito dell’operazione della Dda abruzzese denominata “Design” (LEGGI LA NOTIZIA).

Su Cuppari pende una condanna a 28 anni di carcere, in primo grado, per traffico di cocaina, sentenza emessa nel luglio scorso dal Tribunale di Chieti sulla scorta delle indagini scaturite dall'operazione “Shot 2009”, eseguita nel 2010 (LEGGI LA NOTIZIA)

Il latitante era stato anche raggiunto da tre ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Direzione Distrettuale Antimafia di L'Aquila e Reggio Calabria e dal Tribunale di Pescara nell’ambito di alti due blitz, le operazioni “Sparta” e “Banco Nuovo” eseguite dai Carabinieri di Pescara e di Locri.

LA ‘NDRANGHETA IN ABRUZZO

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Chieti erano iniziate nel 2014, quando gli uomini dell'Arma hanno portato alla luce la presenza di un sistema criminale costituito, organizzato e consolidato sul territorio abruzzese, con le connotazioni tipiche della criminalità organizzata calabrese, riconducibile alla ‘ndrangheta.

I promotori e sodali principali, tutti proveniente dalla nostra regione, erano strettamente collegati, per parentela diretta o indiretta e per fitte reti di scambio criminale, con le più note famiglie 'ndranghetiste della “Locale di Africo”. Così, dopo l'indagine “Adriatico”, che ha aveva evidenziato l'esistenza nel Vastese di un'organizzazione riconducibile alla camorra, l'operazione "Design", per la prima volta, aveva evidenziato la costituzione ed il radicamento in Abruzzo anche della 'ndrangheta.

LA “CELLULA” IL TRAFFICO DI COCA

Le indagini avrebbero consentito di evidenziare come la “cellula” abruzzese, che si ritiene capeggiata proprio da Simone Cuppari, 36enne di origini calabresi e da tempo residente sulla costa chietina, avesse consolidato un efficiente e proficuo canale di approvvigionamento di ingenti quantità di droga (prevalentemente cocaina) da un analogo gruppo di affiliati alla ‘ndrangheta, stanziati in Lombardia, a loro volta riconducibili, per vincoli di sangue o parentela acquisita, alle famigerate della “Locale di Platì”, dai quali approvvigionavano carichi di coca con cadenza periodica.

La droga veniva quindi distribuita nel mercato abruzzese nelle provincie di Chieti e Pescara, dai sodali ai vari livelli discendenti e da elementi della malavita locale contigui al sodalizio.

LO SPACCIO, GLI INVESTIMENTI E L’USURA

I proventi dello spaccio venivano quindi reimpiegati nell'acquisizione di attività commerciali - nel settore della raccolta di scommesse elettroniche e nella ristorazione - e in episodi di usura a danno di piccoli commercianti ed imprenditori locali in difficoltà, moltiplicando, in tal modo, i guadagni.

I profitti così realizzati venivano, in parte, reimpiegati in attività imprenditoriali in Calabria, ad esempio nel commercio di autoveicoli e nella realizzazione di villaggi turistici di grandi dimensioni.

Le indagini, infatti, avrebbero messo in luce la particolare propensione del gruppo ‘ndranghetista, in specie dei suoi vertici, nell'investimento dei capitali, acquisiti illecitamente, in attività imprenditoriali e commerciali, e la capacità di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, anche, e paradossalmente, attraverso il consenso acquisito, costituendo per alcuni personaggi locali fonte di lavoro e di sostentamento.

BECCATO PRIMA CHE PARTISSE PER LE VACANZE

Sfuggito alla cattura a febbraio 2017, per circa un anno e mezzo i Carabinieri di Chieti hanno incessantemente proseguito le attività d'indagine riuscendo a localizzare, nei giorni scorsi, un appartamento della provincia di Bergamo dove, da qualche tempo il latitante si nascondeva sotto falsa identità.

Ieri Cuppari è stato bloccato dai Carabinieri abruzzesi mentre stava per partire per le vacanze estive con la moglie ed i suoi due figli, prenotate in una nota località veneta. Per lui si sono aperte le porte del carcere di Via Gleno a Bergamo.

(ultimo aggiornamento 14:21)