Tirocinanti Mibac sul piede di guerra: “vogliamo la stabilizzazione”

Calabria Cronaca

“Vogliamo che il nostro iter formativo sia realmente finalizzato alla stabilizzazione”: questa la richiesta che i tirocinanti Mibac chiedono alle istituzioni.

“Prestiamo servizio negli uffici ministeriali della regione Calabria -si legge in una nota- dallo scorso marzo e, nonostante gli incontri avuti in questi mesi con diversi rappresentanti della politica locale e del ministero, ad oggi non abbiamo alcuna certezza del nostro futuro lavorativo”.

“Attualmente -prosegue il comunicato- siamo circa 330 tirocinanti che con solerzia si occupano quotidianamente di servizi essenziali in materia di patrimonio culturale, a supporto del personale in servizio. Il percorso formativo professionalizzante è stato avviato dal Dipartimento allo sviluppo economico, Lavoro, Formazioni e Politiche Sociali della Calabria e dal Segretariato regionale Mibac per la Calabria, al fine di migliorare i livelli di efficienza delle attività tecnico/amministrative degli istituti ministeriali della Calabria e, al contempo, rispondere alle urgenze poste dall’attuale crisi occupazionale creando condizioni di ripresa e rilancio dell’economia regionale”.

“Proprio partendo da questi presupposti - si dice nella nota- chiediamo di avere dignità lavorativa, valorizzare la professionalità acquisita: obiettivi questi posti alla base dei finanziamenti utilizzati. Abbiamo competenze professionali tali da svolgere quelle mansioni che attualmente sono eseguite dal personale MIbac che nei prossimi due anni sarà collocato in quiescenza".

Per questo i tirocinanti ricordano che "le normative vigenti prevedono, tra le altre modalità di accesso alla pubblica amministrazione, anche l’assunzione attraverso il ricorso alle liste dei disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego territoriali con la qualifica/professionalità acquisita con il tirocinio extra curriculare in corso (così come previsto dalla Deliberazione della Giunta Regionale della Calabria n. 613 della seduta del 11.12.2017, con esplicito riferimento all’art. 8 del D. 13/2013), ai sensi dell’art. 35 del D.Lgs n° 165/2001 lettera b, ovvero l’accesso all’area I e area II, fascia economica F1, per i quali è previsto il solo obbligo della scuola secondaria di primo grado, sebbene tra di noi ci siano anche tirocinanti in possesso di laurea e master universitari”.

“Il prossimo 28 febbraio il nostro percorso rischia di arrestarsi – conclude la nota - e il lavoro sin qui svolto vanificato. Riteniamo che questo leda non solo il nostro profilo professionale, ma anche quello dignitario. La nostra è una battaglia di civiltà che crediamo debba essere appoggiata e non contrastata dalle istituzioni”.