Fusione Cervicati e San Marco: ecco i benefici che ne deriverebbero

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È al vaglio del Consiglio Regionale della Calabria in questi giorni, la possibilità di una fusione tra i Comun di San Marco Argentano e Cervicati.

Scelta che comporterebbe l’immediata riduzione di alcune spese correnti più del 53% delle spese correnti per abitante si riferiscono al personale a San Marco Argentano il personale pesa per il 40,5% delle spese correnti pro-capite, che nello specifico ammontano a 433 euro per abitante a Cervicati e a 294 euro a San Marco Argentano.

Tuttavia, l’impatto più rilevante sulle spese è atteso dall’operare, a regime, dalle economie di scala. I due comuni nel triennio 2015-2017 sono, infatti, collocati nella parte decrescente della curva delle spese totali pro-capite.

Facendo riferimento all’addizionale comunale dell’Irpef, all’Imu, alla Tasi e alla tariffa regionale di conferimento dei rifiuti in discarica si può dedurre che in uno scenario post-fusione, le condizioni relative dei residenti del nuovo comune rimarranno inalterate, poiché qualsiasi variazione dei tributi sarà assorbita in modo uniforme da tutti i residenti.

In uno scenario di tendenziale rigore nella gestione della finanza pubblica nazionale, il bonus fusione legato alla fusione tra Cervicati e San Marco Argentano garantirebbe la disponibilità certa di una somma di denaro pari a 16,2 milioni in dieci anni che è congrua per attuare investimenti e finanziare attività “straordinarie” legate allo sviluppo dei territori di riferimento.

Dall’analisi dei bilanci di Cervicati e San Marco Argentano emerge, inoltre, che in passato si è ricorso a indebitamento, con conseguente pagamento degli interessi legati ai prestiti - solo nel 2017 Cervicati e San Marco Argentano hanno pagato, rispettivamente, circa 128 mila euro e 58 mila euro di interessi su prestiti pregressi, per un totale di ben 186 mila euro. Su un investimento decennale, per esempio, di 1 milione di euro finanziato a prestito, il nuovo comune pagherebbe poco meno di 300 mila euro di interessi. Se l’investimento fosse finanziato col bonus, il beneficio per l’ente e per i cittadini sarebbe legato al mancato pagamento degli interessi sul debito, il cui ammontare potrebbe essere utilizzato per altre finalità.

È interessante osservare, infine, che nel caso in cui questa finanza addizionale fosse in parte utilizzata come co-finanziamento in progetti finanziati da altri enti (Regione Calabria, ministeri, Unione Europea) i benefici ulteriori potrebbero essere almeno due. Il primo guadagno è legato al semplice accesso al bando: nello scenario attuale, la liquidità libera da impegni nei bilanci dei due comuni non consente di accedere a bandi in cui sono previste quote di co-finanziamento. In secondo guadagno è dovuto all’effetto “leva” di ogni euro del bonus utilizzato per co-finanziare progetti (auspicabilmente) approvati e finanziati. La nuova finanza aumenta, quindi, i gradi di libertà su come finanziare un intervento. Evidente è anche l’effetto moltiplicatore del valore monetario del bonus dovuto al potenziale uso del co-finanziamento.