Fusione Corigliano-Rossano: niente è stato fatto. La priorità è rispettare l’autonomia dei singoli comuni
Il Consiglio Comunale di Corigliano Calabro si è nuovamente riunito lo scorso venerdì per discutere sulle determinazioni da prendere in merito alla fusione fra Corigliano e Rossano. In verità già nel Consiglio Comunale del 12 agosto si era affrontato lo stesso argomento, rimandando ogni decisione a questo Consiglio successivo, in attesa che in questo lasso di tempo venissero ripristinate dal Consiglio Regionale quelle regole che erano state modificate( quorum e maggioranza autonoma nei due comuni) e in attesa che si facesse uno studio tecnico-finanziario comparativo fra i due comuni.
La discussione aperta con la relazione tecnica dell’assessore Stellato e con la relazione del vicesindaco Oranges ha portato alla luce che niente di quanto si attendeva era stato realizzato per cui il Sindaco, dopo gli interventi appassionati di numerosi consiglieri, pro e contro la revoca dell’atto di impulso, ha ripercorso le varie tappe dell’iter sottolineando le incongruenze, le perplessità e le forzature che si sono verificate.
Il Sindaco ha affermato di essere a favore di una fusione fatta con regole certe e trasparenti e fondata su analisi approfondite e un serio studio di fattibilità e di essere contrario all’iter pasticciato finora seguito e per questo ha proposto la revoca dell’atto di impulso per ripartire con il piede giusto.
All’interno del Consiglio si sono delineate due posizioni trasversali, quasi paritarie, pro e contro la proposta, per cui il Sindaco, per evitare una spaccatura che potrebbe apparire incomprensibile ai cittadini, manifestando grande senso di responsabilità e accogliendo i suggerimenti di molti consiglieri si è impegnato a prendere contatti immediati con il Sindaco e con il Presidente del Consiglio di Rossano per convocare un’assise congiunta, in tempi brevissimi, con la finalità di approvare un documento congiunto con il quale si impegna la Regione Calabria:
a) a garantire che la consultazione referendaria sia differita di almeno 90 giorni, onde consentire alle due Amministrazioni di affidare a tecnici competenti un progetto di fattibilità, da sottoporre alla valutazione dei Consigli Comunali;
b) che l’esito referendario sia calcolato e stimato per i singoli comuni, cioè con bacini differenti, in modo da rispettare l’autonomia di ogni singolo comune.
Il Consiglio, su proposta del consigliere Carravetta, a questo punto,è stato sospeso, con l’impegno di un aggiornamento a breve.